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Economia
11.11.2024 - 17:110
Aggiornamento: 12.11.2024 - 10:49

“Make America Great Again”. USA ad una svolta storica: in quale contesto?

Dal 2025 la nuova amministrazione Trump potrebbe cercare di portare pace nei conflitti globali, rafforzare il dollaro e aumentare la sfiducia verso l'Euro e l'UE, minandone la stabilità al punto da comprometterne status e funzionamento

di Mario Galli *

La schiacciante vittoria repubblicana nelle elezioni statunitensi cambierà condizioni e indirizzi della politica internazionale, tendenze dell’economia ed evoluzione geopolitica. Ma in che misura, con che tempi e modalità ciò si potrà realizzare, e in che contesto, date l’ampiezza degli obiettivi della nuova amministrazione Trump e i tanti nodi critici strutturali che costellano lo scenario internazionale?

La vittoria repubblicana non riguarda solo la presidenza, ma anche il Parlamento, nel quale il partito di Trump ha la maggioranza. Ciò comporterà processi decisionali più rapidi e incisivi, uniti ad una maggior autorevolezza delle scelte adottate.

Il mondo verso nuovi equilibri geopolitici, arriverà la pace?

Tra le future conseguenze più probabili dell’attività del nuovo governo, che entrerà in carica a gennaio 2025, ci potrebbero essere, effettivamente, una politica estera radicalmente diversa dalle precedenti ed il probabile allentamento delle tensioni internazionali e geopolitiche, nei principali teatri di guerra dell’Est europeo e mediorientale. Trump, infatti, ha ripetutamente manifestato l’intenzione di ridimensionare le ambizioni statunitensi di dominio nel mondo, arrivando a prospettare limiti e tagli della spesa e degli apparati militari, fino all’idea di ridurre sensibilmente la partecipazione alla NATO. In questo senso, tuttavia, il raggiungimento di un nuovo temporaneo e pacifico equilibrio, dovrà comunque superare gli attriti interni tra la nuova Amministrazione e il colossale apparato di difesa americano, e non sarà questione da poco. Tuttavia, le tensioni geopolitiche degli ultimi anni sono state, in larga misura, il risultato di squilibri economico-finanziari strutturali maturati negli ultimi decenni e giunti ormai a livelli insostenibili; è su questi fatti che l’azione politica del nuovo governo americano andrà ad incidere, con un piano che si profila estremamente ambizioso e dai risultati aleatori ma che, in caso di successo, porterà ad una svolta storica.

Le nuove politiche USA in campo economico e commerciale

Oltre a politica estera e militare, infatti, altri fattori da considerare saranno la politica economica e commerciale. Gli USA hanno urgente necessità di attirare capitali e investimenti, per ridurre il rischio di un possibile tracollo del loro sistema economico-finanziario. Tuttavia, dal punto di vista industriale, il problema è che essi non potranno agevolmente e rapidamente tornare ad essere competitivi rispetto all’Asia e anche all’Europa. Infatti, molte delle multinazionali americane che hanno lasciato la Cina, a causa del deterioramento dei rapporti geopolitici e commerciali degli ultimi anni, non sono ritornate a produrre in patria, ma hanno trasferito le loro attività altrove, soprattutto in India. L’Amministrazione statunitense sarà costretta, verosimilmente, ad adottare politiche protezionistiche più aggressive delle precedenti, sia verso l’Asia che l’Europa. Nei confronti di quest’ultima, inoltre, l’America potrebbe trarre vantaggio da una continuazione della situazione di crisi e instabilità, vuoto politico, sentimento di ostilità delle popolazioni verso le istituzioni europee, tali da portare ad una disgregazione dell’area stessa, allo scopo di ridefinire le relazioni con ciascuna delle nazioni che la compongono, ottenendone il massimo vantaggio.

Le maggiori potenze economiche d’Europa, negli ultimi anni, sono state devastate da una guerra che ha fatto crollare le loro economie, rendendole non più competitive, soprattutto per il forte aumento dei costi energetici europei. Un’Unione Europea che resti fuori gioco o limitata, quanto a politica internazionale, espansione manifatturiera e commerciale, potrebbe essere di reciproca convenienza, sia per gli Stati Uniti, per le ragioni esposte sopra, che per la Cina, la quale deve cambiare radicalmente modello economico, indirizzandosi verso un’espansione dei consumi interni e degli investimenti privati. Agire in un simile stato di cose e in uno scenario così negativo, metterebbe gli Stati Uniti in una posizione privilegiata rispetto alle aree europee di maggior interesse strategico ed economico, senza dover passare dalla porta dell’Ue e senza fare i conti con un apparato eurocratico sempre più arroccato su posizioni fallimentari.

Ripristinare la fiducia verso il dollaro

Il programma “Make America Great Again” di Trump non potrà non avere una forte attenzione verso il dollaro, allo scopo di rilanciarne il ruolo valutario internazionale, schiacciato da decenni di squilibri di ogni genere e, oggi, da una politica internazionale statunitense non più ampiamente condivisa, nel mondo. Ripristinare la fiducia verso il dollaro, inoltre, sarà meno arduo se, nel contempo, si diffonderà una crescente diffidenza verso l’Euro e l’Unione Europea nella quale, tra l’altro, potrebbero emergere forze centrifughe tali da comprometterne status e funzionamento, mentre la nuova amministrazione americana sarebbe facilitata nell’individuare singole nazioni dell’Area come propri diretti interlocutori, contribuendo a riportare le decisioni politiche dal centro alla periferia dell’Unione stessa.

Pertanto, almeno nel breve e medio termine, più che di dedollarizzazione si potrebbe parlare, forse, di una prospettiva di de-eurizzazione, visto che da un lato ci saranno i propositi della nuova amministrazione americana di rilancio del dollaro e dall’altro le nascenti iniziative economiche di cooperazione e di una nuova architettura finanziaria, in ambito BRICS. Nel complesso, le future iniziative e linee di indirizzo delle politiche statunitensi porteranno, molto probabilmente, innegabili benefici e, tra questi, il più auspicabile è un allentamento o la fine dei conflitti armati in atto, ma si dovranno affrontare enormi ostacoli e rischi, dovuti al proposito di stravolgere equilibri preesistenti, poteri e privilegi radicati, rendite di posizione.

È difficile, tra l’altro, immaginare come le future strategie politiche del nuovo corso americano potranno, contemporaneamente, accrescere il potere d’acquisto di cittadini statunitensi già straordinariamente indebitati, attirare investimenti e controllare l’inflazione.

“Make America Great Again”

Il piano “Make America Great Again”, indirizzato ad un ritorno in auge, in grande stile, del settore manifatturiero, appare come l’altra faccia delle strenue iniziative cinesi, finalizzate a cambiare il loro storico modello di sviluppo (più consumi interni, più investimenti privati), a seguito del “divorzio” USA-Occidente/Cina, ma che ancora faticano a ottenere risultati apprezzabili, a parte un effimero sostegno alla gigantesca costruzione, realizzata in qualche decennio, della seconda più forte economia del mondo.

Infine, come risultato di una futura inedita politica statunitense, si potranno realizzare, nel tempo, altri vantaggi e fatti positivi in diverse aree del mondo, ma non per tutti. Per ottenerli, in quello che si delinea come un nuovo ordine mondiale, occorrerà avere peso politico per poter negoziare nuovi ruoli, obblighi e condizioni reciproche con le altre potenze. Da questo punto di vista, l’Unione Europea appare del tutto inadatta allo scopo e potrebbe finire schiacciata nelle diverse contese che si apriranno tra le maggiori nazioni, a meno di un sussulto delle popolazioni europee, tale da portare ad un rapido e radicale cambiamento della politica e delle sue forme, ma qui non siamo più alle analisi e stime di natura politica ed economica, ci troviamo nel campo della letteratura fantastica.

 


* Analista e consulente indipendente sui mercati delle materie prime

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