di Mario Galli *
Tratto dall’ultimo Report Annuale per “Mercati e Futuro”, sito al servizio delle imprese focalizzato sulla consulenza per
l’approvvigionamento di materie prime (11 Gennaio 2025)
Osservando le dinamiche economiche e politiche degli ultimi anni, è agevole constatare come l’area europea sia la zona del mondo che ha pagato il tributo più pesante. La crisi ha colpito l’Europa in misura molto maggiore, rispetto alle altre zone del pianeta. L’effetto combinato di inflazione, aumento dei tassi di interesse, crisi energetica ed esplosione dei relativi costi, guerra, rallentamento dell’economia cinese dopo il traumatico periodo della pandemia, ha prodotto difficoltà gravissime, che hanno portato un grande numero di imprese europee a delocalizzare le loro attività in altre zone del mondo, in un processo di deindustrializzazione che sta avendo pesanti conseguenze sociali e politiche.
Più volte abbiamo descritto questi processi e riferito in dettaglio delle situazioni sopra indicate, dopo aver anticipato questa crisi, fin dalle sue prime fasi, nelle nostre previsioni degli scorsi anni. Oggi, nella drammatica situazione economica, politica, sociale in cui si trova la maggior parte delle nazioni europee e alla luce dei più recenti sviluppi sul mercato dell’energia (chiusura del gas russo verso UE), si possono trarre definitive conclusioni, nel senso nel senso dell’inizio di una fase finale della crisi europea, nella direzione di equilibri e scenari radicalmente nuovi.
La crisi economica può peggiorare ancora e, inevitabilmente, avrà riflessi sociali molto gravi e contraccolpi politici tali da portare a un generale riassetto dell’intera area e ad un sensibile aumento della conflittualità, soprattutto in relazione alle politiche da praticare nei confronti della Russia. Le crescenti tensioni politiche e i sentimenti anti UE in Germania, Francia, Austria, quelle in alcune nazioni dell’Est Europeo, come la Romania, la Polonia, il ruolo dell’Ungheria e della Slovacchia nella dialettica e nell’interazione politica europea, la stessa crisi della Georgia, nazione di confine tra Europa e Asia, anticipano la violenta riemersione di forti interessi nazionali e obiettivi direttamente scelti dalle diverse popolazioni europee. A quanto sopra si aggiunga la pesante situazione politica nel Regno Unito, che accusa severi contraccolpi dalla crisi economica, politica, sociale che scuote tutto il continente e potrebbe presto entrare in collisione con il nuovo corso della politica statunitense, soprattutto in relazione ai rapporti con la Russia.
Il mantenimento di una situazione di caos e di crisi in Europa saranno, a nostro avviso, almeno inizialmente nell’interesse degli USA, che intendono attirare sempre più imprese a produrre in patria. La ineludibile necessità americana di attirare forti flussi di capitali potrebbe essere soddisfatta da una continuazione della crisi nel continente europeo, che finisca anche per minare le già fragili basi dell’euro. In questo caso, il primo beneficiario sarà il dollaro, che potrà rallentare il declino, recuperando parte della sua storica preminenza, ormai sempre più minacciata dalle iniziative dei Paesi BRICS.
La Cina, d’altra parte, potrebbe trarre vantaggio da una crisi strutturale europea, invadendo ancora di più il continente con i propri capitali d’investimento e cogliendo tutte le opportunità che si potrebbero presentare da un sistema produttivo europeo in liquidazione. Tuttavia, anche se non nell’immediato, si può cominciare a pensare ad una ripresa dei rapporti economici con la Russia, soprattutto per le nazioni che, prima e più di altre, mostreranno di voler tornare a dirigere la loro politica, indipendentemente da organismi sovranazionali come UE e NATO.
In un simile contesto, in prospettiva futura ci potrebbero essere alcuni beneficiari della situazione sopra descritta e potrebbero essere, a nostro avviso, soprattutto Turchia e Italia. La prima trarrebbe vantaggio dalla crisi europea per la solidità del suo apparato politico, in un contesto di lenta tendenza alla disgregazione dell’Unione e di situazioni di difficoltà di alcune nazioni più direttamente coinvolte nel conflitto NATO-Ucraina/Russia. Questo Paese, peraltro, già svolge una delicata politica di equilibrio, nell’area mediorientale, che le procura un crescente peso internazionale e un aumento della capacità di influire nei centri decisionali più importanti. Il secondo Paese che potrebbe trarre vantaggio dallo scenario sopra descritto è, a nostro avviso, l’Italia. Infatti, con un futuro spostamento della vitalità economica nell’area del Sud Europa, rispetto al Nord e con importanti evoluzioni nella dinamica dello sviluppo africano (il continente africano, nei prossimi anni potrà avere tassi di sviluppo molto forti), la posizione geografica italiana e il suo peculiare tessuto industriale rimetteranno il nostro Paese al centro dell’interesse delle grandi potenze, che vorranno tutte avere proficui rapporti d’affari con l’Italia.
* Analista e consulente indipendente