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Favino emoziona l'Ariston con il suo monologo, la Pausini corre in mezzo al pubblico. Il trionfo è di Moro e Meta!
"Non ci avete fatto niente" vince meritatamente il Festival di Sanremo: una canzone impegnata, bella da sentire, cantata da due grandi artisti. Lo Stato Sociale, autentica sorpresa positiva, si piazzano alle loro spalle, terzo posto per Annalisa. Verso un Baglioni-bis?
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Parte il Sanremo del "dittatore artistico". Troppe bollicine per Hunziker-Favino, Canzian vince la sfida interna fra i Pooh. Dopo la scimmia, ora balla la vecchietta

07 FEBBRAIO 2018
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07 FEBBRAIO 2018
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È il Festival di Michelle. Tra l'urlo sociale di Meta e Moro e la spensieratezza de Lo Stato Sociale, potrebbe inserirsi... Ron

10 FEBBRAIO 2018
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10 FEBBRAIO 2018
SANREMO – Volevano squalificarli, alla fine sono usciti dall’Ariston con il premio del vincitore. Ed  è giusto così. Ermal Meta già lo scorso anno era stato la sorpresa (o almeno, per chi non lo conosceva), portando la sua canzone sulla violenza sulle donne agli onori della cronaca. Lì vinse, si sa, l’apparente leggerezza di Francesco Gabbani e la sua scimmia.

A farne le spese, a un anno di distanza… Lo Stato Sociale. Sì, perché la canzone forse più simile a quella di Gabbani, ovvero ritmata, scanzonata, divertente, orecchiabile, solo apparentemente con poco senso in quanto descriveva in modo disincantato e pure un po’ disfattista la società italiana, non poteva vincere un’altra volta. E dunque è finita seconda, un grande successo per la band bolognese, e per l’irresistibile vecchietta, oltre che per il coro dell’Antoniano, con i bambini portati all’Artiston.

Hanno vinto, appunto, Meta e Moro. Due artisti che hanno sempre fatto dei testi non banali, basti pensare a quando Moro vinse con “Pensa”, un inno contro la mafia, il loro imprinting, e anche questa volta non hanno deluso. Hanno cantato la vita che va avanti nonostante il terrorismo, nonostante la cattiveria, nonostante addirittura la morte di persone care dovute alle piaghe del mondo (il monologo di Cristicchi, nella serata dei duetti, è tratto proprio dalle parole del marito di una delle vittime del Bataclan), un urlo pacifista contro ogni guerra.

Che il Festival di Sanremo sia sempre più sensibile a tematiche che esulano delle pur belle canzoni d’amore, quelle in cui ciascuno in un momento o l’altro della sua vita si rispecchia e fa dunque sua, non può che far piacere. La musica dovrebbe abbracciare la società a 360°, e negli anni man mano sempre più testi impegnati si sono fatti strada. Prove ne è il successo raggiunto da Mirkoeilcane, che ha vinto il premio della critica e non quello generale, ma poco conta, con il tema degli immigrati sui barconi.

Un trend confermato dal momento forse più emozionante, al di là della musica. Pierfrancesco Favino, a nostro avviso un po’ in ombra fino al momento, surclassato dalla verve di Michelle Hunziker e dalla musica si Baglioni, sale sul palco, si commuove, e recita un monologo, tratto dal drammaturgo francese Bernard-Maria Koltès, sul dramma di sentirsi stranieri: tocca i fatti recenti, da Macerata in avanti, sulle diversità sociali e il razzismo. Applausi a scena aperta per lui, come per la Mannoia, per la Pausini, per la musica. Tutti uniti per dare messaggi positivi, per portare la bellezza e sottolineare anche quel che non va.

Laura Pausini, guarita dopo un problema che l’aveva bloccata martedì, duetta, come tutti gli ospiti, con Baglioni, poi fa una pazzia, regalando un abbraccio volante al pubblico infreddolito fuori dallAriston: la musica fra la gente, appunto.

Vincono come detto Moro e Meta, secondi Lo Stato Sociale, terza Annalisa. Un podio che tutto sommato ci sta, anche se personalmente avrei visto sul terzo gradino qualcun altro. In molti davano Ron, bravo a riportare Dalla, sempre nei cuori di tutti, sul palco. Forse Ruggeri meritava, coi suoi Decibel. Per uscire dagli schemi, si poteva regalare un “Arrivedorci” col botto a Elio e le Storie Tese, ma sarebbe stato oggettivamente troppo. Si poteva premiare qualcuno dei mostri sacri, detto in modo positivo. Oltre le battutine ironiche di chi ormai vede datata la musica di una volta, Fogli e Facchientti, Vanoni e Canzian hanno saputo dare qualcosa in più, e magari una posizione di rilievo, almeno uno, l’avrebbero meritata.

Si chiude un Festival dei record, bello, pulito, forse solo a tratti un po’ troppo scanzonato, un difetto rilevato la prima sera che poi è andato scemando, amalgamandosi con l’atmosfera sempre magica. Sarà Baglioni bis? In molti dicono di sì. L’alternativa? Il Papa assieme a Melania Trump… Un po’ difficile che accettino… Dunque, puntiamo su Claudio. A costo che “svecchi” un po’ il cast, anche se alla fine, le scelte si sono mostrate azzeccate.

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