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24.01.2017 - 14:150
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

«Il medico di famiglia, un tema caro ai ticinesi. Come garantire la loro presenza in tutte le regioni del Cantone?»

Alcuni deputati socialisti interrogano il Governo. «La popolazione invecchia, e molti medici sono prossimi alla pensione, è difficile trovare chi è disposto a professare in alcune zone. Cosa facciamo?»

BELLINZONA - La speranza di vita si sta allungando, e spesso la popolazione necessita di cure qualificate a domicilio, mentre il personale che potrebbe garantirgliele diminuisce. Un quadro non nuovo, che preoccupa alcuni deputati del Partito Socialista i quali, sottolineando l'importanza del medico di famiglia, hanno inviato un'interrogazione al Consiglio di Stato. «Nei prossimi anni, le cure mediche di base dovranno affrontare grandi sfide. La speranza di vita cresce, la popolazione invecchia e il numero di persone affette da malattie croniche e multiple aumenta. A questi pazienti devono essere offerti trattamenti e cure di qualità per evitare il più possibile complicanze e ricoveri in ospedale. Al contempo, si sta delineando una carenza di personale qualificato nei settori della medicina, delle cure infermieristiche e dell’assistenza. Per vincere queste sfide e garantire anche in futuro a tutta la popolazione una presa a carico efficace, di qualità e facilmente accessibile, è imprescindibile rafforzare le cure mediche di base nella loro globalità, anche in risposta al desiderio della popolazione svizzera di poter usufruirne nel luogo di residenza», scrivono Gina La Mantia, Ivo Durisch, Carlo Lepori, Henrik Bang, Milena Garobbio, Gianrico Corti, Pelin Kandemir Bordoli e Daniela Pugno Ghirlanda. La medicina di famiglia è una componente fondamentale delle cure mediche di base, sostengono, che «svolge un ruolo importante nell’assistenza globale ai pazienti e diventerà sempre più rilevante con l’invecchiamento della popolazione. Molti medici di famiglia sono però prossimi alla pensione e, soprattutto nelle aree rurali, faticano a trovare giovani disposti a rilevarne l’attività. In determinate regioni si sta così delineando una carenza di medici di famiglia» . Un tema, quello della medicina di famiglia e di prossimità, che sta a cuore al popolo ticinese: infatti, i socialisti riportano alcuni dati relativi a due votazioni. «Il 18 maggio 2014, il popolo svizzero ha votato a grande maggioranza l’articolo costituzionale “Sì alla medicina di famiglia” che rinforza la medicina e le cure di base e di prossimità. Il 5 giugno 2016 la modifica della LEOC è stata bocciata dal popolo ticinese nella misura del 54,6%, da quella delle Tre Valli nella misura del 65%, e l’iniziativa “Giù le mani dagli ospedali”, pur non essendo passata, ha ottenuto, a livello cantonale, un risultato di tutto rispetto e nelle Tre Valli sarebbe stata accettata ampiamente». Notando però che il Ticino è fanalino di coda secondo la tabella della Fondazione per la promozione della formazione in Medicina di Famiglia, aggiornata a 2016, i deputati pongono alcune domande: «1. Con quale misure intende il Consiglio di Stato garantire la presenza di medici di famiglia in tutte le regioni del cantone? 2. Il Consiglio di Stato intende promuovere, come fanno tutti gli altri cantoni, l’assistentato in studio medico per favorire la specializzazione in medicina di famiglia? o A tale riguardo, che fine ha fatto la mozione del 22 febbraio 2012 “Incoraggiare la medicina di base e sviluppare anche in Ticino finalmente un modello di assistentato in uno studio di medicina di base”, primi firmatari Pelin Kandemir Bordoli e Roberto Malacrida? 3. Il Consiglio di Stato non ritiene che il mantenimento di strutture ospedaliere nelle valli potrebbe essere una garanzia per l’applicazione del sopra menzionato articolo costituzionale? 4. Esistono dei progetti volti a favorire dei modelli di cure integrate, legate anche agli ospedali e in particolare all’EOC?»
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