Politica
28.03.2017 - 12:570
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43
"Prima i nostri", sei mesi dopo. Ecco la legge, "il Ticino ha la grande opportunità di rispettare il volere popolare. Ma il Governo..."
L'UDC ricapitola quanto fatto, lancia qualche frecciata e presenta un disegno di legge per applicare preferenza indigena e lotta al dumping salariale
BELLINZONA – Una nuova iniziativa generica, con un disegno di legge già pronto, è la ciliegina sulla torta della giornata della conferenza stampa indetta oggi dall’UDC. Sono passati sei mesi dal voto popolare che ha sancito la vittoria di “Prima i nostri”, l’iniziativa democentrista basata su preferenza indigena, lotta al dumping salariale, alla sostituzione della manodopera e imposizione della reciprocità. La speciale Commissione, istituita un mese dopo, ha presentato 13 atti parlamentari per la sua applicazione.
Il presidente Piero Marchesi ha sottolineato, ancora una volta, come, a suo dire, “ partiti ci hanno attribuito una grande responsabilità, lasciando il compito dell’applicazione esclusivamente a nostro carico. "Una rarità, mai successo un caso simile, dove gli iniziativisti hanno dovuto portare le soluzioni quasi in autonomia. Il Governo è stato assente e non ha contribuito minimamente a trovare delle soluzioni, il tavolo di lavoro ventilato dal CdS il giorno della votazione non è stato attuato”. Ma la Commissione ha lavorato bene, rileva, e fa notare come nel frattempo è avvenuto ciò che viene definito il “sabotaggio” del 9 febbraio.
E si è poi arrivati all’iniziativa generica, che “corredata da un disegno di legge, offre al Cantone una nuova base legale atta a raggiungere gli obiettivi sociali previsti dall’articolo 14 della Costituzione ticinese”, e “esplicita pure il volere del Popolo svizzero, espresso in votazione il 9 febbraio 2014, senza tuttavia ricorrere a contingenti e tetti massimi. Certamente la presente legge d’applicazione è ben più aderente all’iniziativa contro l’immigrazione di massa di quanto lo sia la legge d’applicazione votata dal Parlamento federale che, come noto e mai confutato, non realizza i dettami costituzionali. Anzi li disattende completamente creando confusione e amarezza nella popolazione”.
I principi del disegno di legge, in sé, sono semplici. Esso regola il rilascio di tutti i permessi per frontalieri (G), ai permessi di dimora temporanea (L), rinnovi inclusi, e al rilascio di nuovi permessi di dimora (B), permettendoli solo nel caso in cui il datore di lavoro non abbia trovato qualcuno del territorio.
Ossia, “è rilasciato o rinnovato alla persona che ha la nazionalità di un Paese UE/AELS un permesso di frontalieri per esercitare un’attività lucrativa dipendente (G), allorquando il datore di lavoro dimostri di non aver potuto assumere, a pari qualifiche professionali, un candidato svizzero o straniero in possesso di un permesso C, B, L.. È rilasciato o rinnovato alla persona che ha la nazionalità di un Paese UE/AELS un permesso di dimora temporanea per esercitare un’attività lucrativa dipendente (L), allorquando il datore di lavoro dimostri di non aver potuto assumere, a pari qualifiche professionali, un candidato svizzero o straniero in possesso di un permesso C, B. È rilasciato alla persona che ha la nazionalità di un Paese UE/AELS un nuovo permesso di dimora per esercitare un’attività lucrativa dipendente (B), allorquando il datore di lavoro dimostri di non aver potuto assumere, a pari qualifiche professionali, un candidato svizzero o straniero in possesso di un permesso C, B”.
Insomma, si complicherebbe l’iter per ottenere il rilascio o il rinnovo di un permesso, applicando la preferenza indigena.
Ma anche “è rilasciato un permesso per stranieri che intendono stabilirsi in Svizzera per esercitare un'attività lucrativa dipendente, allorquando é rispettato il diritto ad un salario minimo che le assicuri un tenore di vita dignitoso, conformemente all’articolo 13 della Costituzione cantonale. Se un salario minimo non è garantito da un contratto collettivo di lavoro (d’obbligatorietà̀ generale o con salario minimo obbligatorio), esso è stabilito dal Consiglio di Stato e corrisponde a una percentuale del salario mediano nazionale per mansione e settore economico interessati”. Ciò per combattere chi desidera assumere uno straniero pagandolo meno di quanto farebbe con un residente.
Poi il testo prosegue con autorità e competenze fra Cantone e Comuni, oltre a eventuali tasse. Ma il succo è quello elencato.
“Il Canton Ticino ha la grande opportunità di dimostrare un più grande rispetto del volere popolare grazie a questa nuova importante legge d’applicazione”, affermano convinti Marchesi, il Consigliere Nazionale Marco Chiesa e Gabriele Pinoja, che ha presieduto la speciale Commissione.
La palla passa ora al Gran Consiglio.