Politica
08.04.2017 - 17:590
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43
Commissione di "Prima i nostri", cala il sipario. Nel rapporto, bacchettati Governo e Gran Consiglio, e non manca qualche divergenza interna
I lavori dei sei membri sono terminati, con la presentazione di una quindicina di atti parlamentari. "All'Esecutivo manca una visione prospettica, il Gran Consiglio ha tradito gli intendimenti iniziali"
BELLINZONA – Il lavoro della Commissione speciale istituita per trovare il modo di applicare l’iniziativa votata dal popolo “Prima i nostri”, è concluso. Sono stati presentati una quindicina di atti parlamentari, e si chiede al Gran Consiglio di accoglierne uno di Pronzini, del 7 novembre 2016 dal titolo "Lotta al dumping: creare le condizioni per combattere i licenziamenti sostitutivi".
I membri, oltre a ricapitolare quanto fatto e aver riproposto un quadro della situazione ticinese (sottolineando che, se un tempo i frontalieri lavoravano nel settore primario, ora occupano molti posti nel terziario, lavori che di certo i ticinesi non disdegnano: la spiegazione può essere solo la corsa al ribasso delle paghe), ha anche stilato un bilancio di questi mesi. I membri ritengono che gli atti presentati possano essere utili, ma ancora una volta accusano il Governo: “la Commissione speciale non può esimersi dall’esprimere la propria delusione riguardo alla scarsa proattività del Consiglio di Stato, malgrado le promesse fatte a suo tempo davanti al plenum del Parlamento. Se, da un lato, la Commissione ha potuto beneficiare di informazioni precise e puntuali da parte di diversi servizi dell’Amministrazione cantonale e di utili scambi con i Coordinatori dipartimentali su vari aspetti delle attività dei singoli Dipartimenti che riguardano i temi sollevati dall’iniziativa popolare, non risulta, d’altro lato, che il Consiglio di Stato quale organo collegiale cui compete il governo di questo Cantone abbia intrapreso misure concrete o si sia assunto specifici compiti o responsabilità ai fini dell’attuazione del volere popolare, al di là del mantenimento di quanto già in essere. Al riguardo, sembra mancare una visone prospettica da parte dell’Esecutivo”, è la dura accusa.
Viene sottolineato come gli atti presentati “vanno a toccare non soltanto il settore pubblico e para-pubblico, ma anche il settore privato con interventi mirati in ambito fiscale e, attraverso la proposta di legge di applicazione della preferenza indigena, subordinando a determinate condizioni – preferenza indigena e salari dignitosi – il rilascio e il rinnovo di permessi a stranieri che intendono esercitare in Svizzera un’attività professionale”.
Bacchettato anche il Gran Consiglio, che “ha deciso di non attribuire alla Commissione l’esame di nessun atto parlamentare da lei elaborato, né di conseguenza l’allestimento dei relativi rapporti, decisione più che discutibile e, come già sottolineato nel rapporto intermedio, chiaramente contraria agli intendimenti iniziali”. Viste le condizioni, i sei membri ritengono di aver svolto il loro compito nel migliore dei modi.
All’interno della Commissione, va detto, non è sempre regnata l’armonia più assoluta. Spesso l’UDC, promotore di “Prima i nostri”, è stato accusato di non impegnarsi al di là delle parole, mentre poi ha presentato un disegno di legge di applicazione già pronto. Ora emergono anche divergenze, per esempio il socialista Bang non lo ha firmato, ritenendolo “marketing politico”, così come si è distanziato dall’iniziativa per promuovere sgravi a favorire di nuove aziende che adempiano a una serie di requisiti.
La Commissione, dunque, nata tra le polemiche (tavolo di lavoro, come per “Salviamo il lavoro in Ticino”, o Commissione, era stato il quesito dei primi giorni post-votazione), termina il suo lavoro. Cosa resterà, o meglio, che cosa diverrà realtà, di “Prima i nostri”, lo si saprà col tempo… prossimamente su questi schermi, quelli della politica ticinese.