BELLINZONA – Il caso rimborsopoli potrebbe finire, come detto, a tarallucci e vino, ovvero con la richiesta di restituzione di 3'000 franchi ai Ministri, cioè quanto incassato da luglio di quest’anno in poi. Pensando alle polemiche che per mesi hanno animato la scena, per molti le aspettative erano altre.
A opporsi a questa proposta della maggioranza della Commissione della Gestione non solo i suoi membri socialisti, con Henrik Bang, e il pipidino Fiorenzo Dadò ma anche il leghista Boris Bignasca.
Intanto, il Consiglio di Stato si toglie qualche sassolino dalla scarpa e invia una missiva alla Gestione stessa, senza risparmiarsi critiche (non tanto velate). “Il primo rilievo dello scrivente Consiglio, valido per entrambi i rapporti (quello di maggioranza per la restituzione dei 3'000 franchi e quello di PS, PPD e Lega che chiede almeno la restituzione dei rimborsi delle spese telefoniche parta dal 2013, considerando poi le due mensilità di stipendio extra versate ai due consiglieri di Stato che hanno lasciato la carica nel 2011 e nel 2015, ndr), è fondato sull’incongruenza tra le approfondite valutazioni giuridiche che segnalano l’inesistenza di un diritto coercibile alla restituzione e la proposta al Gran Consiglio, ciò nondimeno, di discutere plurimi scenari di restituzione, ancorché nella forma dell’invito o di suggerimento all’Esecutivo”, si legge, come riporta il Corriere del Ticino.
“Proprio il meccanismo dell’invito ad agire al di fuori del quadro giuridico rappresenta un doppio problema. Da un lato perché sposta la questione dal piano giuridico al piano della libera scelta, dall’altro perché presume un’unità di idee a proposito delle libere scelte dei membri del Governo che è tutta da dimostrare”, prosegue la missiva. Cioè, la restituzione à la carte, con più proposte, non metterà mai d’accordo tutti.
“Il Consiglio di Stato non può esimersi dal rimarcare quanto questa questione abbia assorbito la vostra Commissione e la relativa sottocommissione per giungere alla fine ad una proposta o a una serie di proposte che non possiamo che definire come istituzionalmente ambigue”: della serie, tanto lavoro per (quasi) nulla.
E infine: “Si fa rilevare che nel frattempo continua il prelievo straordinario del 9% degli onorari dei membri del Governo, che a fine 2018 assommerà complessivamente ad oltre 400.000 franchi, benché il termine per giungere ad una soluzione legale sulla questione del regime pensionistico applicabile ai membri del Consiglio di Stato che lo stesso Gran Consiglio si era fissato sia scaduto da quasi due anni”.
Se qualcuno non ha rispettato termini e norme, quindi, intende il Governo, non è solo l’Esecutivo stesso.