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13.01.2018 - 12:250
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Sinistra contro destra. Il servizio militare "momento di disagio con cieca obbedienza, machismo e diritti calpestati" oppure "prova dove scoprire che puoi contare sugli altri"?

Il SISA parla di "abusi di potere, terrore psicologico e fisico" e "reclute impossibilitate a lasciare la caserma", replica Grumelli, UDC e sergente: "una volta alla settimana si usano le scarpe da ginnastica, non ci sono esercizi fisici, la pausa pranzo è lunga e si può sempre avere il cellulare"

BELLINZONA – La scuola reclute: un periodo di stress e vessazioni oppure una scuola di vita? È una questione su cui si dibatte da tempo ormai immemore, ed è tornata d’attualità dopo un comunicato del Sindacato Indipendente degli Studenti e degli Apprendisti, da “empre solidale con chi decide di non rendersi complice del militarismo nazionalista elvetico, torna ad attivare il proprio servizio di assistenza gratuita alle reclute, con il quale viene fornita un aiuto di carattere informativo e legale, cui rivolgersi per conoscere i propri diritti e per ricevere una consulenza in caso si volessero abbandonare le fila dell’esercito”.

A stretto giro di posta, con un’opinione inviata in redazione, ha risposto il presidente dei Giovani UDC e Sergente dell’Esercito Daniel Grumelli. “Diverse volte da alcuni ambienti di sinistra scettici a tale sistemi han cercato di eliminarlo senza mai riuscirci, dopo le nette sconfitte alle urne, venendo sconfessati ogni volta dalla popolazione. Il SISA, “sindacato” giovanile comunista ticinese, l’unico che esiste, ha pensato bene di tornare su una vecchia strada, riattivando il proprio servizio di consulenza per le reclute in difficoltà”. E contesta alcune affermazioni del SISA.

Il quale scriveva: “Come dimostrano le esperienze accumulate dal sindacato negli scorsi anni di attività, il servizio militare costituisce un momento di disagio per molti giovani, costretti alla cieca obbedienza e a rinnegare la propria coscienza. In un ambiente autoritario e nazionalista come quello dell’esercito, chi è incaricato della “educazione” dei giovani gode di un potere pressoché illimitato e arbitrario, mentre i diritti delle reclute vengono calpestati di continuo creando un vero e proprio terrore psicologico e fisico (costituito di punizioni collettive, machismo e insulti). Spesso coloro che desiderano lasciare la scuola reclute vengono intimoriti e impossibilitati ad allontanarsi dalla caserma, quando hanno invece tutto il diritto di abbandonare l’esercito quando sorge un conflitto di coscienza!”.

Per Grumelli, nulla di tutto ciò. “Posso assicurare che tutto ciò che viene descritto dal SISA non è corretto. So che vi sono stati casi isolati qua e là di “bullismo” o di abuso di potere all’interno dell’esercito, ma non per questo bisogna far di tutta l’erba un fascio. Con le ultime scuole reclute i nuovi cadetti hanno sempre più avuto la possibilità di svolgere un servizio meno stressante e meno duro sia psicologicamente che fisicamente. Per esempio più volte a settimana è concesso l’utilizzo delle scarpe da ginnastica, eliminate completamente flessioni o altri esercizi fisici, la pausa pranzo di oltre un’ora di tempo per non parlare dell’utilizzo incondizionato del natel anche durante i vari esercizi, e non stiamo parlando di quelli scolastici”, sostiene, e parla delle reclute di origini straniere, che a volte superano in numero quelle svizzere, ma “che fieramente portano la divisa militare del Paese, la loro Patria, che ha dato loro una dimora e una vita da poter godersi con tranquillità. Quiete e pace che forse, se oggi giorno non esistesse ancora il sistema di milizia nel esercito, sarebbe diversa”.

L’esecito, spiega, aiuta a insegnare di poter contare sull’altro, sul camerata, "un'esperienza dove ogni giovane può mettere alla prova sé stesso potendo contare sempre sugli altri e non avere timore. Dura è dura ma la soddisfazione al termine del servizio è altrettanto gratificante". 

Il SISA, invece, insiste sul conflitto di coscienza: “non è infatti noto a tutti che per legge il servizio militare può essere abbandonato in qualunque momento in favore del servizio civile sostitutivo e che le autorità militari non possono ostacolare in alcun modo questa richiesta”.

Visioni opposte, da opposti schieramenti politici.
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