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07.03.2018 - 22:020
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Cinque anni senza il Nano, il politico che parlava alla pancia della gente. La Lega di adesso gli piacerebbe?

Giuliano Bignasca se ne andò cinque anni fa esatti, senza aver mai preparato la sua Lega a una successione che nessuno immaginava fosse necessaria. La Fondazione ora prosegue il suo lavoro del sabato a favore degli altri, dopo i Colonnelli ora il Movimento è guidato da tutti, con l'ala istituzionale e quella popolare

LUGANO – Cinque anni fa, improvvisamente, a Lugano moriva Giuliano Bignasca. Una notizia che lasciò il Ticino sconvolto, perché inaspettatamente veniva a mancare un grande protagonista della scena politica, lasciando attoniti compagni di partito ed anche gli avversari, e aprendo una nuova fase nella sua Lega.

Personalmente, il giorno prima avevo pianto la scomparsa di mio nonno, che del Nano era un fan, e il caso ha voluto che si ritrovassero, prima della cremazione, vicini. Chissà se in quel momento si sono potuti conoscere e confrontare. Io Bignasca lo avevo proprio sentito nominare per le prime volte proprio dal nonno, nei pranzi della domenica.

Come tante persone un po’ in età, ticinesi doc e forse spiazzati di fronte ai cambiamenti che si stavano imponendo, lo aveva eletto a beniamino e lo decantava. Al di là delle idee, credo che Bignasca abbia saputo rendere la politica accessibile. Era un sanguigno, quello lo sanno tutti, che non si è a adeguato allo stereotipo del politico in giacca e cravatta e spesso si presentava in tv in maglietta corta, una volta col figlio Boris con la bandiera della Lega.

Col suo Movimento, che non è mai stato un partito, ha voluto portare temi vicini a tutti. I radar, con la taglia. La marcia attraverso il Ticino. I posti di lavoro per i ticinesi, una sorte di Prima i nostri parecchi anni prima. L’opposizione all’Unione Europea. E il Mattino, che in molti ora criticano, ma che ebbe il pregio di farsi capire, di rivolgersi alla gente comune, a quella che magari preferiva il dialetto all’italiano, e il linguaggio da pane e vino a quello arzigogolato e tecnico.

La crescita della Lega è venuta probabilmente da qui, anche se poi ovviamente questo non basta a spiegare perché ora è primo partito in Ticino, con due Ministri. Bignasca era presidente a vita, e con le sue iniziative e i suoi modi di fare guidava il Movimento: in fondo, nessuno si era mai preparato alla sua successione,  identificando la Lega con lui.

Dopo la morte improvvisa, la Lega si è trovata in lacrime e senza una guida certa. Adesso si sa che ci sono due aree, come in fondo in tutti i partiti. Una più vicina a quella che era la mentalità di Bignasca e una più istituzionale, che in ogni partito convivono, a volte con più facilità e a volte con litigi. Si parla alla pancia della gente ma serve saper agire anche con la testa. La successione, affidata ai Colonnelli, ovvero a familiari, ha tenuto per anni, ora si passerà a una conduzione di tutti, dopo il ritiro di Attilio, fratello di Giuliano.

Sono passati insomma cinque anni, il Nano è rimasto unico nel panorama ticinese. In molti dicono che se vedesse quel che è diventato il suo Movimento oggi non sarebbe felice: non possiamo saperlo, ovviamente. Le cose cambiano e si evolvono.

Verrà ricordato con un pranzo offerto dalla Fondazione Giuliano Bignasca, che ha proseguito in modo ufficiale il “lavoro” di dare una mano a tutti che lui era solito fare nei pomeriggi del sabato, al capannone di Pregassona. Un’occasione per i ricordi, ma anche per affrontare il presente, che non si ferma.

Paola Berrnasconi
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