BELLINZONA – “Il vento nero responsabile dell’eccidio di donne, uomini, vecchi, bambini, mamme, padri, figli, nonni, famiglie, anime innocenti, nei forni, nelle camere a gas dei campi di concentramento, è tornato”. Non usa giri di parole, Igor Righini. Per il presidente del PS, la destra in tutta Europa è sempre più pericolosa: dall’est alla Germania, dall’Italia alla Francia.
E anche da noi. Non risparmia accuse e parole dure. Prima per Marcello Foa, “già amministratore delegato del gruppo CdT e neo-presidente della Rai – vicino al ministro dell’Interno – banalizza questo sfascio sociale con uno sconcertante “macché razzismo vogliamo solo essere padroni a casa nostra”, in merito alla situazione italiana, con la Mussolini che minaccia denunce per chi infanga la memoria del Duce e chi sfila a Predappio.
“Da noi in Ticino si giustificano allegramente fatti inauditi, come la promozione di un agente, con- dannato per istigazione all’odio razziale, a sergente maggiore capo delle forze di polizia”, prosegue Righini, riferendosi alla promozione di Edy Imperiali nonostante la sanzione scontata per aver pubblicato post inneggianti a nazismo e fascismo.
Poi, i leghisti. “La consigliera nazionale vicesindaco di Chiasso non esita ad attaccare due bambini, rei secondo lei di essere neri, per prendersela con un prete. Tutto questo mentre una certa politica distribuisce i lasciapassare: pronuncia timide e generiche scuse collettive quando invece occorrevano misure chiare, decise, prive di com-promessi. Il consigliere nazionale e municipale di Lugano chiede l’abolizione della Commissione federale contro il razzismo, aizza quotidianamente all’odio e difende la collega, come se questo fosse il mandato affidatogli dai cittadini per il quale riceve oltre 230’000 franchi all’anno”. Ovvero, Roberta Pantani con l’affaire chierichetti e Quadri.
Infine, l’UDC e l’iniziativa in votazione il 25 novembre. “Gruppi e forze politiche di destra si spostano sempre più all’estremo: vorrebbero annientare la Dichiarazione universale dei diritti umani, appellandosi alla sola supremazia della nazione e delle sue leggi. Quella “Carta” resasi necessaria dopo le barbarie delle due guerre mondiali per garantire la pace, promossa, sottoscritta e ratificata dalla Svizzera, sede della Croce Rossa internazionale come di altre numerose associazioni umanitarie e Ong, vorrebbero bruciarla in un rogo sulla Piazza federale, proprio sotto la nostra bandiera; simbolo di neutralità, solidarietà e apertura al resto del mondo”.
È preoccupato, Righini. “Volano parole atroci, infettano le menti, si caricano di odio, legittimando frasi un tempo indicibili: “Ci vorrebbe un altro Hitler, un nuovo Mussolini, che faccia pulizia” mi dice un tizio al bar. Ci vorrebbe? Eppure basta che ci guardiamo attorno per capire che già ne abbiamo in quantità”.