POLITICA
L'MPS dopo le conclusioni dell'audit: "Impietose: riscontrate carenze gravi e ripetute"
Il Movimento per il Socialismo commenta quanto emerso dal rapporto dello studio legale ginevrino sul caso dell'ex funzionario del DSS condannato per violenza sessuale, accusando amministrazione cantonale e Governo

BELLINZONA - Si poteva probabilmente agire prima, prendendo provvedimenti o addirittura licenziando l'ex funzionario del DSS poi condannato per violenza carnale, ben prima che avvenissero i fatti. I campanelli d'allarme c'erano stati, già una quindicina di anni prima. Sono le conclusioni emerse dall’audit esterno commissionato allo studio legale ginevrino Troillet-Meier-Raetzo. L'MPS lo commenta rilevando le mancanze, a suo dire, dell'amministrazione cantonale ed anche del Governo stesso.

"Ora è stata fatta chiarezza e nessuno (speriamo) potrà più nascondersi dietro a giustificazioni assurde per non assumersi la responsabilità di non aver agito a tutela delle vittime dell’ex funzionario pubblico del DSS (ora in pensione) e condannato per violenza carnale", si legge infatti. "L’audit commissionato ad un ente esterno mette in evidenza responsabilità e carenze nella gestione del caso e chiarisce che i diretti superiori erano al corrente di quanto succedeva e non hanno fatto nulla per porre fine a quella situazione e per proteggere le vittime".

A rendere ancora più grave il tutto il fatto che "tra i diretti superiori dell’ex-funzionario, vi erano persone che sedevano in strutture che hanno come delegati alla protezione delle vittime di molestie. Appare assurdo che non si sia stati in grado di riconoscere una molestia".

L'MPS solleva un altro punto: "D’altronde, e lo hanno messo in chiaro le conclusioni dell’audit, la comprensione della natura delle molestie sessuali sembra sfuggire a tutti i responsabili dell’ammistrazione; una considerazione che ci permette l’assurdo comportamento constatato, fino a livello del governo, nella recente vicenda Unitas. Nella presentazione pubblica delle conclusioni dell’audit commssionato dal Parlamento, la responsabile dell’analisi ha affermato con chiarezza che vi sono stati “errori specifici nella gestione del caso individuale dell'ex funzionario”. In particolare, un rifiuto di agire che, stando a chi ha svolto l’audit, ha anche rilevanza legale: secondo la Lpar (legge sulla parità), infatti, le molestie comprendono molti atti non necessariamente di natura penale ma comunque rappresentano una violazione della legge".

Per il Movimento per il Socialismo, "le conclusioni dell’audit sono impietose e le carenze riscontrate gravi e ripetute".

Ma "l’analisi mette però in evidenza anche un problema più generale di gestione del personale all’interno dell’amministrazione; il che conferma che sicuramente non si tratta di un caso isolato ma di una gestione del personale che non rispetta i criteri di tutela e protezione necessari. L’audit infatti sottolinea la mancanza di misure concrete interne all’amministrazione per tutelare il personale e agire concretamente per evitare altri casi simili".

Si è sbagliato e non si deve ripetere l'errore. "Ora sarebbe davvero il caso che tutti coloro che per anni hanno fatto finta di non sapere, non hanno agito e addirittura hanno accusato le vittime di non aver parlato, chiedessero pubblicamente scusa e si assumessero le loro responsabilità e che la causa intentata nei confronti dello stato da parte di uno dei superiori venisse ritirata".

L'MPS non assolve, anzi, nemmeno il Consiglio di Stato. "Responsabilità che, inevitabilmente, ricadono anche su tutto il governo che nelle sue analisi non ha mai rilevato nulla di anomalo e irregolare e che non ha fatto nulla per introdurre misure concrete per combattere le molestie e tutelare il personale".

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