BELLINZONA - L'esperimento è positivo e si potrebbe ampliare, anche se serve però prima l'approvazione della nuova legge cantonale di Polizia. Alcuni agenti della comunale di Lugano e della Gendarmeria hanno provato a lavorare con addosso delle body cam e i risultati parrebbero soddisfacenti.
Lo scopo era duplice: riprendere gli interventi a tutela dei poliziotti, che qualche volta vengono accusati di aver usato la maniere forti nello svolgimento del loro lavoro (e la misura era stata chiesta per esempio da Giorgio Fonio proprio per far sì che essi potessero essere scagionati in caso di dubbio), ma anche per evidenziare eventuali scorrettezze. Chi sbaglia ovviamente paga, ma con una body cam "di fronte a uno scandalo mediatico si può perlomeno avere una visione dei fatti completa. Dall'inizio dell'intervento. Altrimenti si rischia di avere una polizia che ha quasi paura di intervenire, che lavora col freno a mano tirato e col terrore di essere ripresa da uno smartphone", sosteneva il centrista (leggi qui).
Durante la conferenza cantonale consultiva sulla sicurezza di ieri a Bellinzona, con presenti il capo del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi e i responsabili dei competenti dicasteri dei comuni Polo ticinese (Lugano, Bellinzona, Locarno, Mendrisio, Chiasso, Ascona e Biasca), il comandante della Polizia Cantonale Matteo Cocchi ha parlato con favore della prova.
Viene dunque consigliata l'implementazione, che potrebbe permettere anche di favorire la collaborazione tra forze dell'ordine.
Per farlo, però, bisogna aspettare l'approvazione della nuova legge cantonale di Polizia e ovviamente il focus andrà anche messo sugli aspetti finanziari.