POLITICA
Gendotti: "Gobbi, le proposte non sono tue! Anzi, da anni il DI non fa nulla per la Giustizia"
Il Consigliere di Stato aveva commentato positivamente il lavoro della Sottocommissione Giustizia, ma la sua coordinatrice non ci sta e puntualizza: "il nostro lavoro è scaturito dall'immobilismo generale di fronte ai disagi"

BELLINZONA – “È positivo che dalla Commissione giungano indirizzi politici sulla Giustizia”, ha detto ieri Norman Gobbi in merito al documento della Sottocommissione Giustizia contenente alcune proposte per far fronte al momento difficile della Giustizia ticinese, dopo i fatti di cui si fa un gran parlare. Una frase che non è passata inosservata tra chi a quelle idee ha lavorato. Infatti, dalle colonne del CdT, dove era stata pubblicata l'intervista al Consigliere di Stato, interviene Sabrina Gendotti, attaccando lo stesso leghista.

La coordinatrice della sottocomissione sottolinea in primis "l’immobilismo dimostrato dal Dipartimento e in particolare dalla Divisione della giustizia negli ultimi dieci anni", nonostante i segnali e le richieste di intervento ci fossero, che ha fatto decidere a lei e i colleghi di mettersi al lavoro per trovare delle soluzioni al caos giustizia. Cita, per esempio, vari atti parlamentari negli anni sul tema e il fatto che la Commissione abbia parlato più volte "dei disagi concernenti la logistica, i supporti informatici vetusti, nonché dei mancati potenziamenti reiteratamente richiesti e ignorati e non da ultimo dell’urgente necessità di riformare vari settori della Giustizia".

Nulla, però, è stato fatto, nemmeno dallo stesso Gobbi. "Ha unicamente condiviso con la Commissione l’intenzione di voler creare dei gruppi du lavoro e di voler affrontare alcuni temi, ma non ha presentato soluzioni concrete ai problemi della Giustizia, come sembra invece emergere dall’intervista", ed anzi "si è attivato solo dopo che la Commissione, a seguito del rendiconto 2023 del CdM e delle autorità giudiziarie, ha convocato dapprima il CdM stesso e poi il Consiglio di Stato".

Si dice "senza parole" perchè il leghista, "dopo che la Sottocommissione ha sfornato un documento contenente possibili soluzioni molto concrete frutto di un serio lavoro", "se ne esce indicando di aver suggerito lui alla Commissione progetti di riforme che sarebbero poi confluiti nel nostro progetto di risoluzione".

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