“L’accusa mossa dal Consiglio della magistratura al giudice Siro Quadri di aver agito come avvocato per conto di terzi è semplicemente ridicola. È destituita di ogni fondamento. Impugneremo pertanto la decisione del CdM, che fra l’altro infligge al mio cliente una sanzione del tutto sproporzionata. A questo punto ritengo che l’agire del Consiglio della magistratura mostri un evidente accanimento”. La reazione dell’avvocato Marco Broggini, raccolta dalla Regione dopo la notizia pubblicata ieri dal Corriere del Ticino, è racchiusa in queste parole, chiare e nette.
L’organo che vigila sull’apparato giudiziario ticinese ha emesso contro il giudice del Tribunale penale cantonale una multa disciplinare di 5mila franchi. In sostanza, a Quadri viene contestato di aver svolto, nella sua vita privata, la funzione di avvocato. Un’attività ritenuta incompatibile con quella di giudice del Tribunale penale cantonale (TPC). In particolare, secondo il CdM, il giudice avrebbe violato la legge sull’organizzazione giudiziaria che stabilisce che “i magistrati a tempo pieno sono tenuti a dedicare tutta la loro attività alla funzione a cui sono preposti”.
Quadri avrebbe assunto, scriveva ieri il Corriere, un ruolo attivo e adottato un comportamento non adeguato alla sua funzione professionale e pubblica, anche se tali attività sono state esercitate nel tempo libero, a titolo gratuito per persone a lui care e lontano dall’aula penale.
Un provvedimento, quello del Cdm nei confronti di Quadri, che non ha nulla a che fare con il caos al Tribunale legato al caso del mobbing che una segretaria del Tribunale stesso avrebbe subìto da una collega e caratterizzato da successive forti tensioni fra i cinque giudici penali. LaRegione annota tra l’altro che gli accertamenti avviati dal Consiglio della magistratura sugli episodi contestati a Quadri non derivano neppure dalla contro segnalazione allo stesso Cdm del presidente del Tribunale penale Mauro Ermani, del vice Marco Villa e del collega Amos Pagnamenta alla precedente segnalazione ai vertici del Tribunale d’appello fatta dagli altri due giudici del Tpc. Ossia Quadri e Francesca Verda Ciocchetti.
“L’intero Consiglio della magistratura – afferma inoltre l’avvocato Broggini - è stato da noi ricusato a tre riprese e ogni volta il Cdm ha statuito lui medesimo respingendo le istanze di ricusazione, quando invece la Legge sull’organizzazione giudiziaria prevede che se la ricusa riguarda tutti i componenti del Consiglio della magistratura decide il Tribunale di appello”.
LaRegione ha anche interpellato il presidente della commissione parlamentare Giustizia e diritti Fiorenzo Dadò: “Il 16 dicembre – afferma - avremo in audizione sia il Consiglio della magistratura, sia la Commissione amministrativa del Tribunale d’appello. Sentiremo quello che hanno da dire, perché è chiaro che nei fatti emersi c’è davvero troppa nebbia” e “ribadiremo la necessità di consultare l’incarto per capire se ci sono elementi per esercitare o meno l’alta vigilanza, e fare ulteriori approfondimenti”.