GRAVESANO - La chirurgia ricostruttiva sta vivendo una fase di rapida innovazione, al centro della quale un ruolo particolare hanno i cosiddetti “lembi chimerici”. Questo termine, ispirato alla creatura mitologica descritta da Omero, rappresenta un’avanzata tecnica chirurgica che permette di ripristinare più tessuti danneggiati in un unico intervento. In questo modo si ottiene una ricostruzione su misura, combinando in modo personalizzato elementi scelti ad hoc per il paziente.
Il dottor Thomas Giesen della Clinica Ars Medica di Gravesano, specialista in chirurgia della mano e libero docente alla facoltà di Scienze biomediche dell’Università della Svizzera Italiana (USI), ha recentemente eseguito un pionieristico intervento che evolve e perfeziona questa sofisticata tecnica.
Il caso clinico specifico riguarda una paziente ticinese affetta da una patologia della clavicola che, essendo più piccola del normale e diventata sclerotica in seguito a diversi interventi, presentava un deficit funzionale ed era soggetta a fratture frequenti, anche a causa di una pressione minima.
“La paziente viveva da anni con una clavicola fratturata in precedenza che, anche se ben trattata, a causa di una variazione genetica era ipoplastica: si pensi che il diametro maggiore era di appena 7 mm quando dovrebbe misurarne 12…”, spiega il dottor Giesen. “Anche a causa di ciò si era rotta diverse volte, una delle quali nel semplice gesto di coricarsi”.
La clavicola è un osso fondamentale della spalla, che assolve a diverse importanti funzioni e senza la quale non si può vivere senza riportare un danno rilevante. In casi analoghi, normalmente si ricorre ad una speciale tecnica di microchirurgia che permette la ricostruzione dell’osso danneggiato prelevando un frammento da un altro osso vascolarizzato del corpo, solitamente il femore o il perone; in questo caso però, a causa dei numerosi interventi subiti, l’osso della paziente era diventato sclerotico, non riceveva sangue a sufficienza, e la cicatrice era diventata “ritraente”, ossia molto tirata e dolorante, per cui si era reso necessario anche l’innesto di un nuovo strato epidermico.
Così il dottor Giesen ha ideato una combinazione ad hoc per la paziente: “Abbiamo scelto di prelevare un pezzetto di femore a livello del ginocchio che includesse il periostio, da cui l’osso si può rigenerare, e un lembo di pelle dall’inguine, che per natura è un ‘donor site’ ideale in quanto è molto morbida e sottile e perdipiù nascosta. Per la prima volta abbiamo
ricombinato artificialmente un frammento osseo, da cui un nuovo osso potesse rigenerarsi, con uno di cute per ricostruire la parte della spalla che si fratturava continuamente anche alla minima sollecitazione. Questi tessuti sono stati modellati e poi assemblati artificialmente fuori dal corpo della paziente in una precisa combinazione chimerica”, spiega il dottor
Giesen. “Una volta assemblato il lembo chimerico, abbiamo utilizzato delle particolari tecniche microchirurgiche per rivascolarizzarlo dopo averlo impiantato nella paziente. In questo modo, i tessuti ‘ingegnerizzati’ sono stati perfusi e sono diventati ‘vivi’ quasi istantaneamente”.
Questo intervento pioneristico, capace di rivoluzionare il campo della chirurgia ricostruttiva, è una prima assoluta a livello mondiale; per questo la prestigiosa rivista “Microsurgery”, la più importante rivista internazionale di microchirurgia - trascorso il necessario periodo di due anni per il follow-up del paziente - ha pubblicato un articolo lo scorso
mese di settembre (vedi al link).
“Stiamo portando l’arte della chirurgia ricostruttiva a un nuovo livello, rendendo possibili combinazioni di tessuti fino a poco tempo fa impensabili”, afferma il Dr. Giesen. “Trattandosi di una tecnica chirurgica molto particolare e di nicchia – si
tratta infatti di un intervento che sconfina nell’ambito della super microchirurgia, interessando aree con vasi al di sotto del millimetro di spessore - le casistiche al momento sono ridotte ma, benché ancora agli albori, il successo di questo intervento pone le basi per l’uso esteso dei lembi chimerici su misura con questa combinazione nella chirurgia
ricostruttiva del futuro. Va sottolineato, inoltre, che questa tecnica è applicabile non solo alla spalla e nell’ortoplastica, ma anche alla chirurgia della mano, del gomito e degli arti inferiori”.
Il dottor Thomas Giesen, che già nel 2021 ha vinto la “Best Case Competition” della World Society of Reconstructive Microsurgery, si sta preparando per partecipare l’anno prossimo al contest europeo con un caso simile. In quest’occasione, il “best case” che il dottor Giesen presenterà riguarda un intervento allo scafoide (un osso che, insieme ad altre sette
ossa che formano il carpo, svolge una funzione chiave per il movimento del polso; il carpo, peraltro, si caratterizza per una cinematica particolarmente complessa, tanto che nessun modello matematico è riuscito finora a rappresentarla).
“La frattura dello scafoide è la seconda più frequente tra le ossa del polso, ma è anche una di quelle fratture che ha un’altissima probabilità di non guarire a dovere”, spiega il dottor Giesen. “Anche in questo caso, la paziente aveva già subito diversi interventi senza successo ed erano stati proposti interventi palliativi: per lei abbiamo ideato una soluzione
personalizzata che prevedeva il prelievo di una parte sia di osso che di cartilagine dal ginocchio con i rispettivi vasi arteriosi e un lembo di pelle dall’inguine; combinandoli e vascolarizzandoli con la tecnica dei lembi chimerici prefabbricati su misura, abbiamo ricostruito lo scafoide della paziente, che a distanza di un anno e mezzo risulta perfettamente guarita, con una mobilità normale e un’identica forza nei due polsi senza dolore”.