LUGANO – Il calcio femminile è sempre stato, ahinoi, un po’ sottovalutato. In Italia per esempio ha preso piede quando le ragazze, a differenza dei maschi, si sono qualificate al Mondiale, facendo anche un discreto cammino. E in Ticino? Il Lugano Femminile è arrivato secondo qualificandosi per la Champions League.
Una competizione dove affrontare le migliori compagini d’Europa. Già, ma le bianconere non sono professioniste, sono ragazze che giocano nel tempo libero, dopo il lavoro o gli studi (parecchie sono americane qui per studi). E allora? Dunque, quando arriva il Manchester City, l’evento entra nell’evento.
A Cornaredo, era Davide contro Golia. Chi scrive di calcio vive, eppure il calcio femminile non lo aveva mai visto. Si è lasciata dunque sorprendere, scoprendo che alla fine nulla cambia rispetto a quello degli uomini: azioni, sensazioni, schemi, voglia di segnare, tutto uguale, forse solo una delicatezza e un modo di affrontarsi meno rude, tipico delle donne, il che non vuol dire senza grinta.
E dopo aver saputo della differenza tra le due compagini e aver sentito Sofia Pedrazzini dire alla tv che l’obiettivo era “cercare di fare almeno un gol e non prenderne troppi”, beh, era impossibile non farsi contagiare. Il batticuore delle giovani bianconere lo si poteva udire sino in tribuna, con le inglesi in campo sciolte, sicure, senza mostrare stupore se da uno stadio gremito sono passate ai 1'300 di Cornaredo. Un risultato, comunque, straordinario per il calcio femminile ticinese, sicuramente inaspettato per diverse che hanno giocato i mondiali con l’Inghilterra. Ma tant’è.
C’era l’emozione, quella di essere in qualcosa di talmente grande da essere solo un sogno sino a poco prima, nell’abbraccio prolungato, nelle ultime indicazioni mentre le altre erano già schierate. Sul piano del gioco, che dire: il Manchester, sostenuto dai suoi chiassosi tifosi giunti sino a Lugano, è di un altro livello. Le bianconere si sono difese bene, opponendo la strenua resistenza di chi in campo mette un cuore gigantesco, e quelle volte in cui riuscivano ad attaccare, ecco lo stadio esplodere. Come quando Dickermann ha trovato l’1-1, con la prima vera azione pericolosa, terminata con un gol da manuale, dopo che il Manchester era passato avanti. Un momento storico, l’esultanza di tutti, l’emozione dello stadio che trepidava.
Ecco, quello è il momento da fissare. Andare in pausa sul pari, è una vittoria. Incassare il 2-1 su un rigore dopo neppure 2’ dal ritorno in campo, non è facile. il Manchester ha dilagato nel finale, quando forse la grande emozione cominciava a pesare nelle gambe del Lugano, vincendo 7-1. Sarà quasi impossibile ribaltare il risultato, ma il ritorno a Manchester non sarà altro che una nuova, pura adrenalina, un altro sogno da godersi. Poco importa come finirà.
Ne erano consapevoli le ragazze, che dopo la partita salutano il pubblico, si concedono ai fotografi e alle interviste. La gioia di esserci state, ecco cosa c’era. Quella di vedere lo stadio invocare “undici leonesse”.
E che bello, sugli spalti, vedere numerose ragazze. Che bello che il calcio non debba per forza essere dei maschi. Anche, ma non solo. Lo sport è di tutti, e lo dice chi di calcio ha appunto sempre vissuto, chi gli spalti li ha sempre frequentati, ma che di giovani donne non ne ha mai viste moltissime. Invece, ecco l’orgoglio di un Ticino femminile che arriva in Champions, superando i maschi. Tifando sugli spalti. Non dovendosi sentir dire “ma una donna che ama il calcio?”, non rivedendosi nello stereotipo della ragazza che si arrabbia col fidanzato perché guarda la partita ma la segue insieme.
Sarà un episodio isolato? Da calciofila e donna, mi auguro di no. La vittoria del Lugano Femminile è stata quella, la stessa in fondo dell’Italia Mondiale, che ha fatto aumentare del 40% le iscrizioni di bambine nelle scuole calcio. Il pallone è di tutti e di tutte!
Paola Bernasconi