BUCAREST - In Francia molti pensano di aver già vinto. Scaramanzia o sentirsi superiori? Non lo sappiamo, certo è che in un torneo come gli Europei nulla è semplice, basti vedere quanta fatica ha fatto l'Italia ieri con l'Austria. Ma la Svizzera è certamente pronta a dar battaglia, più serena dopo la vittoria con la Turchia rispetto al dopo batosta con l'Italia.
Quella di Bucarest sarà la 256esima tappa la maglia rossocrociata di Xhaka, Sommer e Shaqiri. I tre giocano in nazionale da dieci anni. Il Corriere del Ticino li ha intervistati e i tre non si sono frenati su qualche frecciatina relativa alle polemiche degli scorsi giorni.
"Ritengo che le 255 partite disputate insieme a Yann e Xherdan, valgano molto di più di tutto questo o di un inno cantato", ha iniziato Xhaka. Quello dell'inno non cantato è ormai un refrain che prosegue da anni.
"È un peccato, davvero, dare importanza a simili aspetti e non al calcio giocato", ha incalzato Shaqiri.
Sino ad arrivare ai tatuaggi e al parrucchiere volato in ritiro per ossigenare i capelli ad alcuni calciatori. "Si tratta di questioni che non influenzano e non hanno influenzato le prestazioni della squadra", ha affermato Xhaka. E Sommer: "Non sono argomenti interessanti. O mi sbaglio? Che senso ha, ad esempio, fare articoloni sulle auto con le quali i giocatori si presentano in ritiro?"