COMANO - Non si hanno ancora dati ufficiali che ipotizzano che cosa potrebbe comportare un eventuale sì alla riduzione del canone radiotelevisivo a 300 franchi, come proposto dal Consiglio Federale come alternativa alla richiesta di scendere addirittura a 200, ma secondo Paolo Bertossa, presidente del Sindacato svizzero dei mass media (SSM) si potrebbero perdere sino da 150 a 170 posti di lavoro a tempo pieno.
I tagli avverrebbero principalmente nel settore dell'intrattenimento e dell'informazione e la RSI non potrebbe più garantire una serie di servizi di cui si occupa ora. Secondo la sua Vicepresidente Sabrina Ehrismann a farne le spese sarebbero in primis i programmi sportivo, anche e soprattutto i grandi eventi, ma anche film e telefilm di qualità, la produzione propria di fiction, gli eventi regionali e nazionali, le trasmissioni religiose.
Bertossa rende attenti anche sul fatto che quella di Comano è una azienda formatrice in vari campi, una delle più importanti a livello ticinese, e che dei tagli avrebbero ripercussioni a cascata anche su settori privati che le ruotano attorno. Grazie alla perequazione, ora l'emittente ticinese incassa, a fronte dei 45 milioni raccolti, dalla SRR 200 milioni di contributi, per poter garantire contenuti di qualità, che scenderebbero drasticamente in caso di riduzione del canone, in un momento già caratterizzato dalla diminuzione degli introiti pubblicitari.
In soldoni, si rischierebbero 150-170 posti di lavoro a tempo pieno, un numero che sinora nessuno aveva ancora ipotizzato.