BERNA - Un canone ridotto a 300 franchi, che è la proposta del Consiglio Federale da opporre a quella di chi chiede addirittura che scenda a 200 franchi, non salverebbe la situazione per quanto concerne i media ed anzi costerebbe alla SSR quasi 1000 posti di lavoro.
Complessivamente si dovrebbero appunto ridurre i dipendenti di 900 unità, con una perdita entro il 2027 di circa 240 milioni di franchi. Un canone a 300 franchi si aggiungerebbe a un periodo già difficile dal punto di vista economico, dove gli introiti pubblicitari sono in calo. Inoltre, il carovita porta a adeguare costi e stipendi, con un esborso maggiore.
Dunque, l'idea del Consiglio Federale avrebbe ripercussioni importanti.
Il Sindacato Svizzero dei Mass Media si dice preoccupato per la probabile e conseguente perdita di posti di lavoro, con i dipendenti già ora confrontati con forti pressioni. "Mentre altre aziende mediatiche tagliano posti di lavoro e sopprimono alcune testate, i media svizzeri dovrebbero essere protetti e non indeboliti inutilmente", si legge in una nota. "La SSR prevede pertanto un ulteriore indebolimento con un impatto negativo sulla qualità dei programmi in tutte le regioni, questo a scapito del pubblico. Ciò si ripercuoterà anche sulla produzione cinematografica e musicale svizzera e sull'intero settore culturale, che è legato alla SRG SSR da numerose collaborazioni. Lo stesso vale per i media elettronici privati in tutta la Svizzera. Ultimo ma non meno importante, anche il pubblico sarà colpito dai massicci tagli, perché non sarà più possibile offrire un programma diversificato nelle quattro lingue nazionali".
Insomma, un effetto domino, che deve tener conto come "la SSR svolge un ruolo centrale in quanto quarto potere. Una democrazia sana ha bisogno di media indipendenti e stabili e di pluralismo. L'approccio del Consiglio federale va nella direzione opposta. Per questo motivo, l'SSM, come la SRG SSR, respinge fermamente la revisione parziale dell'ordinanza sulla radiotelevisione LRTV".