di don Gianfranco Feliciani*
Durante la seconda metà del XV secolo i nostri confederati attraversano una crisi profonda: le fortunate guerre di Borgogna hanno arricchito soprattutto i Cantoni cittadini, mentre i Cantoni di campagna si sentono in una netta situazione di inferiorità. In questo delicato contesto di quasi guerra civile, si colloca il famoso intervento di Nicolao alla Dieta di Stans del 1481, alla quale fa pervenire un messaggio di pace che riesce prodigiosamente a far rinascere uno spirito di collaborazione e coesistenza fra i diversi Cantoni elvetici.
Nicolao della Flüe (1417-1487) fino a cinquant’anni è un ascoltato consigliere comunale e giudice obwaldese, contadino agiato, sposo e padre di dieci figli. Nel 1467 la sua appassionata ricerca di Dio lo spinge ad una scelta estrema. Ottenuto il permesso dalla moglie Dorotea abbandona la famiglia e dopo delle visioni mistiche si stabilisce al Ranft, un luogo solitario poco distante dalla sua abitazione. In questo luogo trascorre gli ultimi vent’anni della sua esistenza in perfetto ascetismo. Immerso nella contemplazione del mistero della Santissima Trinità e dell’Eucaristia, nella costante preghiera e in un assoluto e miracoloso digiuno, Nicolao diventa un personaggio a cui molte persone si rivolgono per ricevere aiuto e consiglio di ordine spirituale e anche… politico.
Dopo la morte la sua figura diventa per tutti gli Svizzeri un vero punto di riferimento. I cattolici durante il XIX secolo, in minoranza e spesso emarginati, rilanciano il culto del beato Nicolao come simbolo di una luminosa figura che può contribuire alla loro integrazione a livello nazionale. Infatti, anche i protestanti rispettano e tengono in molta considerazione l’asceta laico del Ranft, vissuto prima della Riforma. Le due guerre mondiali fanno di Nicolao il “patrono della Patria” (basti ricordare la storia della chiesa di Lugano-Besso fatta erigere dal vescovo Angelo Jelmini come segno di gratitudine), e non è certo un caso che, finalmente, venga canonizzato nel 1947, due anni dopo la fine del secondo conflitto mondiale con piena soddisfazione di cattolici e protestanti. Nel 1984 il papa Giovanni Paolo II, nel suo viaggio in Svizzera, presenta San Nicolao come esempio di impegno per la pace e la giustizia, sia a livello di crescita religiosa personale che di esigenza di maggiore apertura sociale e politica.
In quest’ora buia dell’umanità, smarriti e angosciati da una guerra che nessuno prevedeva in questa nostra Europa fiera della sua democrazia, la parola di San Nicolao – che mette il dito sulla piaga dell’oscuro mistero della cattiveria umana – ancora ci indica la vera via da percorrere: LA PACE È SEMPRE IN DIO, PERCHÉ DIO È LA PACE!
* Arciprete di Chiasso