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13.03.2022 - 11:230

Don Gianfranco Feliciani: "È giusto inviare armi all’Ucraina?"

"Si vince la guerra con la cultura della pace, con la lotta all’ingiustizia e alla miseria..."

di Don Gianfranco Feliciani *

 

Il mondo intero condanna – quasi all’unanimità! – l’aggressione russa all’Ucraina e subito scattano le sanzioni economiche per mettere in difficoltà l’ingiusto aggressore. L’Europa intera si mobilita in uno slancio formidabile di solidarietà per accogliere i numerosissimi profughi. Alcuni Paesi forniscono armi a sostegno della difesa degli ucraini…

 

Cosa dire? È giusto, o addirittura è doveroso, aiutare chi è in pericolo fornendogli, oltre al pane e alle medicine, anche le armi? Un interrogativo si impone. Qualcuno ha notato come papa Francesco, coraggioso uomo di pace e luce per tutti noi in quest’ora buia dell’umanità, stranamente non ha affrontato la questione. Sicuramente il papa sa quel che dice, ma anche quello che non dice. Francesco si ispira al Vangelo, il quale non dà la ricetta pronta per ogni problema, ma invita alla sequela di Gesù. La fede sprigiona in noi la forza dell’amore, ma poi la storia dobbiamo farla noi... Il Concilio Vaticano II così si esprime al riguardo:

 

“La guerra non è purtroppo estirpata dalla umana condizione. E fintantoché esisterà il pericolo della guerra e non ci sarà una autorità internazionale competente, munita di forze efficaci, una volta esaurite tutte le possibilità di un pacifico accomodamento, non si potrà negare ai governi il diritto di una legittima difesa. I capi di stato e coloro che condividono la responsabilità della cosa pubblica hanno dunque il dovere di tutelare la salvezza dei popoli che sono stati loro affidati, trattando con grave senso di responsabilità cose di così grande importanza. Ma altra cosa è servirsi delle armi per difendere i giusti diritti dei popoli, ed altra cosa voler imporre il proprio dominio su altre nazioni. Né la potenza bellica rende legittimo ogni suo uso militare o politico. Né per il fatto che una guerra è ormai disgraziatamente scoppiata, diventa per questo lecita ogni cosa tra le parti in conflitto” (“Gaudium et spes”, n. 79).

 

Non si può negare il diritto di difendersi e di aiutare l’altro a farlo. Parliamo di un “male minore”? Ma un male, anche se minore, non potrà mai diventare un bene e sostituirsi ad esso! Domandiamoci: è giusto amputare una gamba in cancrena per salvare la vita di una persona? Naturalmente sì. Ma se in una cura si prevede solo di amputare in continuazione le membra malate, senza studiare una terapia positiva che miri a una guarigione, non si farà altro che peggiorare la situazione.

 

Le sanzioni e le forniture di armi non bastano… Si vince la guerra con la cultura della pace, con la lotta all’ingiustizia e alla miseria, con l’impegno per la salvaguardia del creato, con l’incontro e con il dialogo. Le armi che uccidono non potranno mai portare vera pace!

 

* arciprete di Chiasso

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