BELLINZONA - I medici ticinesi tornano in piazza. La manifestazione organizzata dall'Ordine (OMCT) si terrà mercoledì 17 aprile a Bellinzona. I professionisti sanitari danno appuntamento alla popolazione per una giornata di sensibilizzazione e di informazione. Ma, in realtà, dice il presidente, Franco Denti, è un appello ai Cittadini-pazienti. Un grido d'aiuto.
Dottor Denti, perché avete deciso di scendere in piazza?
La pressione sul mondo sanitario sta diventando insostenibile. L’OMCT ha deciso di organizzare questa giornata, facendosi interprete delle numerose categorie che subiscono la continua pressione sui costi della salute, condizioni di lavoro non più adeguate, una burocrazia debordante negli studi, negli ospedali e nelle cliniche, che tolgono tempo prezioso per adempiere la loro missione di aiutare i cittadini-pazienti.
Quali sono le cause di questa insoddisfazione?
L’insoddisfazione e la frustrazione sono tangibili. Sono le grosse responsabilità riposte in noi, le lunghe ed estenuanti giornate di lavoro, la troppa regolamentazione che genera burocrazia, e il forte carico emotivo intrinseco alla professione che non sempre trova adeguate valvole di sfogo. Da qui anche un buon numero di abbandoni della professione da parte di giovani in formazione ma anche di medici più anziani che gettano la spugna.
Mancano medici, così come mancano infermieri?
Come per gli infermieri si intravvede il rischio di una forte carenza di medici in futuro se la politica continuerà a considerare la sanità soltanto come un costo. Esami di ammissione alle facoltà di medicina fuori da ogni contesto, numero chiuso, abbandoni durante gli studi e un terzo dei neo-laureati che abbandona la professione: c’è da chiedersi il perché di tutto ciò.
Troppo stress per i giovani medici?
Mancano le condizioni quadro, contrattuali e lavorative durante gli studi e l’attività professionale, necessarie per promuovere un giusto equilibrio tra vita professionale e vita privata. Lo sforzo fisico e psichico è elevato, ma è l’incertezza sul futuro professionale dovuto alle scelte scellerate dalla politica federale e cantonale (moratoria, continua riduzione del valore del punto tariffale, nuova legge sui “tetti massimi” che blocca l’apertura di studi medici) a ridurre l’attrazione verso la nostra bellissima professione.
Per fortuna c’è il personale straniero…
Sembra paradossale: ci mancano medici e ne formiamo troppo pochi. Una volta formati, quei pochi medici si trovano poi bloccati nella libera professione. I medici stranieri in Svizzera rappresentano poco più del 40%. Sicuramente sono colleghe e colleghi qualificati ma non hanno la cultura sanitaria della presa a carico del paziente che ci contraddistingue da sempre.
Non è la prima volta che scendete in piazza
Già! Nel 2006 era stato lanciato l’allarme sulle condizioni di lavoro e sulla carenza di medici di famiglia e di infermieri. Sono passati quasi vent’anni. La politica è rimasta sorda a questi appelli e si limita a parlare di sanità soltanto quando fissati i premi di cassa malati da pagare, senza peraltro trovare alternative se non quelle di abbassare le tariffe ai medici, agli ospedali e alle cliniche.
Ora volete dunque incontrare la gente...
Sì. Siamo preoccupati per le continue difficoltà nello svolgere il nostro lavoro a scapito dei cittadini-pazienti. Chiediamo aiuto e sostegno ai cittadini-pazienti che possono fare molto, ad esempio eleggendo i politici che hanno a cuore la salute pubblica della nostra popolazione e non la considerano solo in termini di costi e risparmi come è avvenuto in questi anni nel dibattito politico. Il personale sta facendo del suo meglio, ma a tutto c’è un limite. Carenza di personale sanitario e tariffe che non coprono i costi sono una miscela esplosiva! I soldi per salvare le banche si sono sempre trovati! La Confederazione deve intervenire finanziariamente per rendere i premi di cassa malati sopportabili per i cittadini di questo bel Paese.