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10.01.2017 - 17:200
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Qualcuno dovrà pagare: e saremo noi

di Ronnie David, Co-coordinatore I Verdi del Ticino

Oggi sulla Regione Simone Gianini si schiera a favore della Riforma III della fiscalità delle imprese, che prevede ingenti sgravi fiscali per le aziende, a condizione che non siano i comuni a fare le spese. Ma è proprio quello il problema: i comuni sono quelli che ci perderanno di più e alla fine saranno obbligati ad aumentare le imposte ai cittadini per far fronte ai loro impegni. Gianini questo lo sa molto bene in quanto il Municipio di Bellinzona ha pubblicamente sostenuto il No alla riforma viste le ingenti perdite per la Città. Così come numerosi municipali in tutta la Svizzera, e non solo di sinistra, si sono schierati contro questa legge in votazione il 12 febbraio. Basti pensare che ad esempio la Città di Zurigo ha quantificato in almeno mezzo miliardo la diminuzione delle entrate fiscali per il solo comune. Contrariamente a quanto afferma il municipale di Bellinzona, la Riforma III non si limita ad abolire gli statuti fiscali privilegiati fissando un’aliquota unica per l’imposta sull’utile al 6%, valevole sia per le imprese a tassazione ordinaria che oggi pagano il 9% sia per quelle a statuto speciale che oggi versano il 3%. Il Parlamento federale ha infatti aggiunto numerose possibilità di sgravi al progetto originale senza prevedere entrate alternative. Le grandi imprese quindi potrebbero pagare le imposte solo sul 20% dell’utile. Anche beneficiando unicamente del “patent box” (uno sgravio per i beni immateriali) le aziende con una tassazione privilegiata non pagherebbero un franco di più di quanto pagano oggi, e i comuni che le ospitano non incasserebbero di più. Se poi avessero diritto ad altri sgravi finirebbero per versare ancora meno. Tutte le altre aziende verseranno il 30% in meno, come sia possibile mantenere il gettito fiscale a queste condizioni è un mistero. Non per nulla l’Amministrazione federale ha rinunciato a quantificare le perdite per cantoni e comuni, visto gli errori madornali di valutazione fatti in occasione della Riforma II. E non basta certo una revisione della perequazione intercomunale a colmare i vari buchi che si creeranno nelle casse pubbliche. C’è pure il rischio che succeda quanto avvenuto con la perequazione federale a livello svizzero: i cantoni che hanno diminuito troppo le imposte si sono ritrovati a versare contributi ingentissimi e ore pianificano di aumentare le tasse ai cittadini per compensare i deficit. Anche quei comuni che egoisticamente sostengono la Riforma sperando di incassare di più dalle loro imprese a statuto speciale, rischiano quindi di dover utilizzare i loro incassi per ovviare alle perdite di tutti gli altri. Nessuno contesta la necessità di abolire i regimi fiscali privilegiati, ma votare un progetto di legge a “scatola chiusa” senza avere a disposizione una valutazione delle conseguenze per le finanze pubbliche è assurdo. In ogni caso gli ammanchi qualcuno li dovrà pagare o sotto forma di aumento di imposte per i cittadino o con la diminuzione dei servizi a favore dei cittadini stessi. Il tutto per fare gli interessi della grandi aziende e degli azionisti. Votiamo NO il 12 febbraio alla Riforma III e chiediamo al Parlamento federale di presentare un progetto più equo e più trasparente, per evitare che il peso delle riforme fiscali venga ancora una volta sopportato dai cittadini, come già avvenuto con la Riforma II costata miliardi di perdite non previste. Ronnie David, Co-coordinatore I Verdi del Ticino
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