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09.02.2017 - 18:070
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

L’estinzione della classe media

di Carmelo Díaz del Moral

La classe media sta scivolando sempre più verso la povertà; fra gli aumenti degli affitti e delle casse malattia sempre più famiglie faticano ad arrivare a fine mese. Basta “un incidente di percorso” per finire inesorabilmente nel fin troppo numeroso gruppo delle persone a rischio di povertà, basta che uno dei due coniugi perda il lavoro o che gli venga ridotta la percentuale di occupazione per far sì che arrivare a fine mese diventi una specie di percorso di guerra. E non sono solo le persone con una bassa formazione a rimanere disoccupati; può capitare a ognuno di noi, indipendentemente dai diplomi o dalle competenze che abbiamo. Basti pensare ad esempio alle centinaia di bancari licenziati in questi anni. Perfino i laureati finiscono a fare la fila agli uffici di collocamento. In Ticino il 28% della popolazione vive a rischio di povertà, ci sono 13’000 disoccupati, 16’500 sottoccupati e le persone in assistenza ormai hanno superato la soglia delle 8’000. Non possiamo chiudere gli occhi davanti a questa realtà. Quello che i numeri non ci dicono è quante persone tirano la cinghia per arrivare a fine mese oppure quante famiglie fanno oggi sacrifici per far studiare i figli che poi devono emigrare dal Ticino perché non trovano lavoro; quanti sono costretti ad accettare un impiego sottopagato o devono decidere con la calcolatrice in mano se avere un bambino o no. Queste situazioni le viviamo sulla nostra pelle o le vediamo attorno a noi sempre più spesso. Anche senza un indicatore o una cifra precisa ormai sappiamo che ci stiamo impoverendo e che il nostro relativo benessere è legato a un filo. Chi ci governa, chi è stato eletto per “fare il bene comune”, dovrebbe intervenire per fare in modo che queste situazioni si risolvano al più e non si degradino; invece da anni succede il contrario. A inizio 2016 hanno tagliato gli assegni di prima infanzia e integrativi a diverse categorie di famiglie, fra cui i disoccupati e i sottoccupati, e tanti sono stati costretti a rivolgersi all’assistenza sociale peggiorando ulteriormente la loro situazione e riducendo le loro chances di ritrovare una vita normale. Chi viene cacciato da un mondo del lavoro sempre meno responsabile, viene penalizzato anche da chi dovrebbe difenderlo! Con la manovra di rientro approvata dalla maggioranza del Parlamento, a questi tagli se ne aggiungono altri che andranno a colpire – di nuovo – le famiglie con figli, ma anche gli anziani che beneficiano di cure a domicilio e la giustizia. A sentir parlare il Consiglio di Stato sembra che se i soldi venissero investiti per aiutare queste persone il Cantone sprofonderebbe nel baratro. Paradossalmente lo stesso Governo sostiene sgravi a pioggia alle grandi aziende che – siamo sinceri – creeranno buchi milionari alle casse pubbliche. Addirittura è previsto a livello cantonale una riduzione delle imposte per gli alti redditi e la sostanza, il cui impatto sulle casse pubbliche rimane ancora un mistero. A pagare saranno come sempre i comuni cittadini. E alla classe media che rimane? Dovrà scegliere se fare a meno di certi servizi o se pagare più imposte. Che succederà a questa classe, già in difficoltà, se ad esempio dovesse pagare per certi servizi come il doposcuola, la mensa all’asilo o il materiale scolastico? Ormai da troppo tempo, la maggioranza del Governo e del Parlamento ticinese ha smesso di governare per il bene di tutti, ragionano come se la casa di tutti i cittadini fosse una azienda privata, con i risultati che tutti conosciamo. È forse ora di dire forte e chiaro 4 volte NO! Carmelo Díaz del Moral, Segretario politico PS
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