POLITICA
Il Governo e Vitta sotto accusa, "volete velocizzare la questione per aprire la strada alla riforma nazionale". Il referendum sugli sgravi è riuscito. E gli studenti...
Il comitato, composto da sindacati e forze di sinistra, ha raccolto più di 10mila firme, ben oltre le 7mila richieste e le consegnerà alla Cancelleria lunedì. Intanto il SISA lancia una petizione, "regalano 50 milioni ai ricchi mentre far pagare gli studi dei figli alle famiglie vuol dire escludere molti dall'istruzione"
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Otto ore di dibattito, quattro solo sulla riforma fiscale e sociale. Che passa, ma sarà referendum

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17 DICEMBRE 2017
BELLINZONA – “Nonostante gli ostacoli posti dal governo, attraverso la pubblicazione del nuovo disegno di legge nel periodo delle vacanze natalizie, il Comitato referendario contro la riforma fiscale ha raccolto più di 10'000 firme. Il popolo sarà quindi chiamato ad esprimersi su una riforma che favorisce ancora una volta i grandi patrimoni e le grosse aziende che conseguono utili, ai danni della stragrande maggioranza della popolazione”. A esultare è il Comitato referendario, pronto a consegnare lunedì le firme alla Cancelleria di Stato.

UNIA, l’Unione Sindacale Svizzera Ticino e Moesa, PS, GISO, i Verdi, MPS, POP, PC, Forum alternativo e Collettivo Scintilla ce l’hanno fatta: la parte fiscale della manovra che il Gran Consiglio ha approvato a dicembre (sono comprese anche misure sociali, che secondo i fautori, presenti anche a sinistra, in primis il Ministro Bertoli, sarebbero una sorta di ricompensa, in un meccanismo di do ut des) verrà votata dal popolo.

I sindacalisti di Unia Vincenzo Cicero e Enrico Borelli, che firmano la nota, sono convinti che il Governo e in particolare Christian Vitta abbiano tutto l’interesse ad “archiviare con una certa fretta la discussione sul piano cantonale, per aprire la strada alla nuova e dolorosa riforma attesa sul piano nazionale per quest’autunno. La riforma proposta dal Consiglio di Stato, e votata a dicembre dalla maggioranza del Gran Consiglio, contribuisce – tra le altre cose - ad alimentare la concorrenza fiscale intercantonale al ribasso. Una concorrenza che non fa altro che aggravare le diseguaglianze e impoverire lo stato sociale del nostro paese. Queste politiche, ormai conosciute, svuotano le casse dello Stato, lo privano delle risorse necessarie e conducono inevitabilmente a nuove e sempre più incisive politiche di austerità. È quanto avvenuto con le riforme fiscali precedenti e quanto appena accaduto con la manovra di rientro finanziario, con gli insostenibili tagli alla politica sociale e famigliare che ne sono derivati. Saremo inoltre chiamati ad esprimerci mentre già si prefigura la discussione alle Camere federali sulla riforma “Progetto fiscale 17” prevista per quest’autunno”.

Nel frattempo, il sistema di sgravi non piace assolutamente nemmeno al Sindacato Indipendente degli Studenti e degli Apprendisti. “La retorica delle "casse vuote" e dei "sacrifici necessari" si rivela essere stata una vera e propria truffa: dopo aver tagliato per ben 5 milioni di franchi la spesa per gli aiuti allo studio, Governo e Parlamento decidono infatti oggi di regalare ben 50 milioni ai ricchi e alle aziende in generosi sgravi fiscali. Altro che "simmetria dei sacrifici"!”, si legge in una mozione inoltrata oggi, chiedendo “un rafforzamento globale del sistema di aiuti allo studio, sopprimendo le misure di risparmio degli ultimi anni e ampliando il sostegno alle famiglie in difficoltà: l'istruzione non deve più essere intesa come un costo, bensì come un investimento per il futuro della nostra stessa società! Per questo rivolgiamo un appello a tutte le forze politiche e sindacali affinché ci sostengano in questa lotta e si impegnino in favore del diritto allo studio, sancito dalla Costituzione ma ancora ben lungi dall'essere garantito”.

Si fa notare infatti come “in Svizzera, 3 studenti universitari su 4 devono lavorare durante gli studi, gli indicatori sull'occupazione e sulla povertà in Ticino rimangono ad un livello preoccupante, l'indebitamento dilaga anche tra i più giovani: in una situazione simile, scaricare sulle famiglie il costo della formazione dei figli significa semplicemente escludere i più poveri dalla possibilità di seguire degli studi universitari e dunque anche di garantirsi una certa mobilità sociale”.

E parte della colpa è data “alle numerose "piccole riforme" adottate da Governo e Parlamento negli ultimi anni in questo settore (aumento dell'ammontare minimo degli assegni, trasformazione in prestiti di 1/3 delle borse per studenti di master, innalzamento della quota di partecipazione delle famiglie ai costi di formazione, ecc.) hanno infatti condotto ad un vero e proprio attacco alle prestazioni elargite agli studenti: se da un lato il numero di richieste accolte dall'Ufficio degli aiuti allo studio è diminuito di ben un quarto dal 2010 ad oggi, dall'altro il Cantone ha tagliato la propria spesa in questo ambito di circa il 20%”.

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