Tribuna Libera
10.02.2017 - 17:000
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43
Riforma III delle Imprese: ci vogliono “cornuti e mazziati”!
di Alessandro Lucchini
Domenica prossima saremo chiamati a votare sulla Riforma sull’imposizione fiscale delle imprese. Una legge che se accolta non farà altro che rendere ancora più iniquo il nostro paese. Una proposta che vuole concedere l’ennesimo privilegio fiscale al grande capitale, che svuoterà le casse comunali e che determinerà in futuro tutta una serie di nuovi tagli nei servizi pubblici, discriminando ulteriormente la maggioranza della popolazione che lavora e i piccoli commerci.
Già oggi, il sistema fiscale svizzero non è così equo come si vorrebbe far credere. Se prendiamo l’esempio concreto del Canton Ticino è giusto ricordare che per le persone giuridiche, la Legge Tributaria cantonale prevedeva fino al 1996 un’imposta sul capitale del 3‰ e fino al 1999 un’imposta sugli utili al 13%. Nei primi anni 2000 la “moda” neo-liberista aveva adottato una serie di sgravi fiscali portando le aliquote rispettivamente all’1,5‰ e al 9%. Una riforma che ha comportato la perdita di centinaia di milioni di franchi (!) alle casse pubbliche. Da qui il “mantra” dei continui tagli ai servizi pubblici, alla scuola e al settore socio-sanitario che viviamo tutt’ora, di cui i ricchi possono anche fare a meno potendosi permettere gli stessi servizi offerti dai privati.
Per non parlare del fatto che non tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge: c’è chi deve pagare fino all’ultimo centesimo e poi ci sono i cosiddetti “globalisti”, coloro che godono del privilegio di stabilire con il fisco una cifra forfettaria evidentemente molto minore di quanto dovrebbero dare se avessimo un sistema di tassazione realmente proporzionale. Come se non bastasse chi froda il fisco non sempre è perseguito, ma viene “salvato” da un’amnistia fiscale. Nel caso ticinese del 2014, addirittura, prima che il Tribunale federale sentenziasse il contrario, il Granconsiglio voleva concedere anche il condono della multa e uno sconto del 70% delle imposte sottratte.
Mentre c’era chi, anno dopo anno, godeva di questi privilegi, in Ticino il Governo e la maggioranza parlamentare tagliava più di 60 volte nel settore sanitario e sociale per 120 milioni di franchi all’anno. Dato che i tagli nel sociale che siamo chiamati a combattere oggi, sono la conseguenza degli sgravi fiscali del passato, se vogliamo mantenere e rafforzare i servizi pubblici di domani, dobbiamo opporci già oggi a quest’ennesimo tentativo di sgravio fiscale per le grandi aziende.
Quello di domenica non dovrà essere solo un NO per evitare di essere nuovamente “cornuti” concedendo l’ennesimo privilegio a chi ne ha già ricevuti in passato, agli “amici degli amici” e a un’imprenditoria a basso valore aggiunto che tiene in ostaggio lo sviluppo economico del nostro Cantone, ma dovrà essere un NO anche per evitare di essere “mazziati” attraverso l’indebolimento delle finanze cantonali e i conseguenti tagli ai servizi pubblici.
Alessandro Lucchini, Candidato al Municipio e al Consiglio Comunale di Bellinzona per la Lista Unità di Sinistra / Partito Comunista