Di Bruno Cereghetti *
Entrerò immediatamente nel tema cardine che dovrà contraddistinguere il Municipio di Locarno a partire già dall’autunno prossimo, ovvero appena dopo l’amalgama della nuova compagine esecutiva; ossia l’aggregazione regionale. Perché dovrà essere Locarno il motore trainante, e portante, di un’operazione che non può più restare al palo. Ne va della forza contrattuale della regione sia verso il Cantone, sia nei confronti degli altri poli già uniti, ma ne va anche della credibilità stessa di Locarno. Che non sia cosa facile è ovvio.
Le entità variegate che compongono il Locarnese e le disparità economiche sono evidenti a tutti. I Municipi precedenti, compreso questo, devono andare assolti da qualsiasi colpa o anche semplicemente imputazione. Ricordo bene i discorsi con Carlo Speziali già all’epoca e le visioni illuminanti che si sono infrante contro una realtà avversa. Lo stesso dicasi per i suoi successori.
Ora però i tempi di attesa sono finiti e occorre che i tema sia elevato a filo conduttore della prossima Legislatura. Apprendo con simpatia delle recenti azioni con Lavertezzo. Sono passi simbolici. Così come lo sono stati, in passato, quelli con Orselina, giunti a un ottimo stadio, ma poi arenatisi al momento della concretezza istituzionale.
Il tema di attualità è l’avvicinamento con Losone. Che è da salutare positivamente, ci mancherebbe. Ma sarebbe un errore strategico devastante immaginare un’operazione di aggregazione limitata a Locarno e Losone. Essa necessiterebbe di investimenti quasi similari a quelli che esige la Grande Aggregazione, ossia un polo unico che comprenda la sponda destra e sinistra della Maggia. Poi ammesso, ma purtroppo non concesso, che le cose possano giungere a buon fine tra Locarno e Losone – gli anticorpi periferici saranno forti e negligerli per euforia di risultato sarebbe deleterio per chi è a traino delle operazioni (vedasi al riguardo già quelli che emergono a Lavertezzo) -, ciò implicherà anni tecnici per dar corpo a un polo che comunque non sarà trainante, per mancanza di peso specifico, né a livello cantonale, ma nemmeno regionale. Sarò chiaro al riguardo: pensare che l’accorpamento tra Locarno e Losone possa costituire l’enzima scatenante che spinge gli altri comuni ad avvicinarsi all’aggregazione, è un’ingenuità politica pura. L’effetto sarà addirittura quello opposto; ossia di ritardare il discorso che conta, quello allargato, e di permettere agli altri comuni di restare ben dormenti alla finestra per vedere, di nascosto e beatamente al riparo, l’effetto di una mini-aggregazione.
Se Losone si avvicina alla comunanza di intenti con Locarno in funzione del tema aggregativo, sia da acclamare come cosa benvenuta. Ma a quel momento i due Comuni, e non solo Locarno, dovranno fungere da anfitrioni per i contatti con gli altri Comuni. Che saranno difficili, è inutile nascondersi dietro un dito. A quel momento, uniti negli intenti, Locarno e Losone dovrebbero coinvolgere il Cantone, che al momento sta troppo in disparte. Perché sarà un elemento terzo che dovrà supportare Locarno e, si spera, anche Losone verso la ripresa del discorso aggregativo utile, ossia quello allargato. Così come a suo tempo lo è stata la benemerita iniziativa Ghiringhelli, da me strenuamente difesa in Gran Consiglio, e poi naufragata davanti al Tribunale federale che in seduta pubblica, per tre voti contro due, ha bocciato il ricorso contro una decisione strumentalmente avversa del Parlamento cantonale, che ha rigettato l’iniziativa Ghiringhelli per partito preso. Mettendo la parola fine a qualsiasi prospettiva aggregativa Locarnese per un decennio.
Ora, come detto, i tempi sono finiti. Il discorso deve riprendere. E Locarno, si spera in unità di intenti con Losone, chiami il Cantone alla compartecipazione concreta. Ma verso il bersaglio grosso, ossia la Grande Aggregazione Locarnese.
* candidato di Avanti al Municipio di Locarno