Riceviamo e pubblichiamo, a firma del Comitato della Rete per la difesa delle pensioni
Il Consiglio di Stato ha finalmente deciso come applicare alle e agli insegnanti il magrissimo “contentino” pensato a sostituzione del riconoscimento del rincaro. Secondo una ormai consolidata tradizione, che vuole che le comunicazioni al personale siano fatte a ridosso delle vacanze (non sia mai che gli insegnanti si mettano a discuterne tra loro e si indignino collettivamente!), giovedì scorso il governo ha comunicato che: conferma il versamento di un’indennità di 400 franchi una tantum anche alle e ai docenti; decide di prolungare la prossima chiusura natalizia delle scuole di due giorni (20 dicembre 2024 e 7 gennaio 2025).
Sulla prima misura, abbiamo più volte spiegato i motivi che ci portano a rigettarla: cosa sono 400 franchi di fronte alle decine di migliaia di franchi che ognuno di noi perderà sull’arco della sua carriera? Una o un giovane docente di SE perderà, per esempio, più di 60’000 franchi sull’arco dei prossimi 40 anni...
La novità riguarda la seconda proposta, quella che concede alle e agli insegnanti due giorni di vacanza in più (tanto per consolidare qualche diffuso luogo comune...) riducendo quindi i giorni di scuola per tutte le allieve e tutti gli allievi del Cantone. Già la prima misura suonava alle nostre orecchie come scandalosa, ma questa pare una vera e propria provocazione.
Dove sono andate a finire tutte le rassicurazioni secondo le quali i sacrifici richiesti ai dipendenti pubblici non avrebbero intaccato la qualità del servizio pubblico? E che dire delle preoccupazioni più volte ribadite in occasione dei recenti scioperi secondo cui nelle scuole avrebbe dovuto essere garantito un servizio di accudimento a sostegno delle famiglie che non potevano tenere i figli a casa? Sono svanite, come nulla fosse, di fronte alla necessità di risparmiare, costi quel che costi. Ridurre i giorni di scuola significa svilire il valore dell’impegno educativo.
Significa credere che due o tre giorni di scuola in più o in meno non cambino nulla. Il Consiglio di Stato sembra poi avere la memoria corta. Un provvedimento identico a quest’ultimo fu preso nell’anno scolastico 2015/2016, anche allora a compensazione di una misura di risparmio ai danni dei salari dei dipendenti del Cantone (si trattava di un blocco degli scatti). Ci fu una reazione indignata e piuttosto massiccia da parte del mondo della scuola (docenti, studenti e genitori): nel giorno di chiusura previsto, decine e decine di istituti rimasero aperti in segno di protesta. “Commettere errori è umano, ma perseverare è diabolico”.
Come comitato dell’associazione ErreDiPi intendiamo proporre a tutte le operatrici e a tutti gli operatori del mondo della scuola di replicare quanto avvenuto otto anni fa: il 20 dicembre 2024 le scuole rimangano aperte! Per rinfrescare per bene la memoria al governo, si tratterà di farlo con ancora più convinzione e determinazione.