"Che senso ha celebrare l’ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme se questo sfocia poi nel dramma della morte in croce?"
di Don Gianfranco Feliciani
Può sembrare strana e contraddittoria la festa della Domenica delle Palme che precede la Pasqua. Possiamo infatti chiederci: che senso ha celebrare l’ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme se questo sfocia poi nel dramma della morte in croce? Anche la lettura della Passione durante la Messa sembra in contrasto con il grido festoso degli “Osanna” che acclamano Gesù re e messia. In verità, il contrasto è solo apparente perché i due aspetti dell’evento si collegano intimamente. L’ingresso solenne nella città santa provocherà la decisione della condanna a morte di Gesù da parte delle autorità ebraiche, ma sarà proprio questa morte accettata per amore a rivelare la regalità messianica di Gesù. Egli svelerà il suo potere non castigando i nemici, ma perdonandoli; non procurando loro la morte, ma lasciandosi lui crocifiggere. Una verità difficile da comprendere!
Qualcuno però comprende... Il racconto della Passione secondo Matteo riporta la professione di fede del centurione romano, il quale, dopo che Gesù è spirato, dice: “Davvero costui era Figlio di Dio!” (Matteo 27,54). Ma quale grandezza divina poteva mai manifestarsi da quell’uomo morto sconfitto? Cosa aveva visto il centurione pagano di così divino che gli altri – gli ebrei religiosi! – non avevano visto? Il centurione, avvezzo a tanti spettacoli di morte, nota stavolta un fatto nuovo, unico e straordinario: mai nessuno è mai morto come è morto quell’uomo, mai nessuno è mai morto amando e perdonando così. E l’ampiezza dell’amore è tale che quell’uomo crocifisso può essere solo il Figlio di Dio! Il centurione comprende che la vera potenza di Dio è l’amore e la sua vittoria è il perdono offerto a tutti.
Da questa sapienza divina scaturisce la vera sapienza dell’uomo. La vera potenza dell’uomo, capace di far progredire il mondo nella giustizia e nella pace, non è assolutamente quella delle armi e dei dittatori arroganti e spietati, ma quella dell’amore generoso fino al sacrificio! In questo momento di forte preoccupazione per la pace nel mondo, a tutti noi, credenti o non credenti non fa differenza, è come se venisse offerta la possibilità di un salto di qualità esistenziale, e il dono di una scoperta nuova del Vangelo. L’utopia dell’amore fraterno di Gesù – così spesso liquidata per “amor di realismo” – oggi più che mai si sta rivelando come l’unica scelta ragionevole, l’unica via percorribile per l’uomo. Il centurione romano sotto la croce aveva compreso...