Trump sconvolge il commercio globale con la politica dei dazi. La Svizzera, tra incertezza e nuovi equilibri, punta sulla forza dei suoi accordi internazionali
di Marco Passalia *
(editoriale pubblicato su "Popolo e Libertà" di marzo-aprile)
Donald Trump non smette di scioccare quella parte del mondo – soprattutto l’Occidente – che è economicamente e culturalmente legata agli Stati Uniti. La decisione unilaterale dell’America di aumentare i dazi doganali ha creato una risonanza globale con effetti avversi sui mercati finanziari e sull’industria votata all’export. Questa decisione è poi stata congelata – Cina esclusa – per 90 giorni. La negoziazione continua e non si sa come evolverà; certo è che questa trattativa sembra una scena da film Western, dove il cowboy tira fuori il revolver, spara un paio di colpi in aria e poi chiede di discutere. Una strategia poco chiara e per certi versi raffazzonata, ma coerente con quanto Trump ha predicato in campagna elettorale.
Sembra il mondo al contrario: il Paese paladino della globalizzazione degli ultimi 50 anni, improvvisamente si è chiuso a riccio. Un Paese, diviso e confuso alla ricerca di una rinascita economica basata su dazi doganali, riequilibrio delle bilance commerciali e re-industrializzazione. Difficile capire a cosa porterà questa strategia, ma di certo nei prossimi anni l’ordine mondiale sarà più caotico e instabile. Mala tempora currunt, sed peiora parantur. Curioso notare che in Ticino c’è tifo da stadio pro-Trump (Cfr. il Mattino della Domenica), ma forse si dimentica che gli interessi americani e questo modo di far politica creano danni anche in Ticino.
Le carte da giocare della Svizzera
La Svizzera ha una bilancia commerciale in surplus nei confronti degli USA, mentre questi ultimi hanno un’eccedenza nell’esportazione di servizi (BigTech, Finanza, ecc.). Quindi la bilancia delle partite correnti tra i due Paesi è relativamente equilibrata. Da notare come nell’applicazione dei dazi l’amministrazione Trump abbia considerato solo il surplus elvetico della bilancia commerciale, omettendo i servizi acquistati in Svizzera dalle aziende americane. Davvero un modo scorretto di avviare una trattativa. Tenendo presente che – come riferisce la SECO – dal 2024 la Svizzera ha abolito i dazi industriali e quindi il 99% dei beni provenienti dagli USA può essere importato in esenzione doganale. L’avanzo della bilancia commerciale Svizzera-USA è legato soprattutto al settore farmaceutico e ai metalli preziosi. Per il settore farmaceutico, un aumento dei dazi influenzerà negativamente l’export svizzero, ma l’impatto sarà sentito soprattutto dai consumatori-pazienti americani che pagheranno di più i farmaci. Tanto più che le multinazionali farmaceutiche elvetiche già investono molto nella ricerca e nello sviluppo in America. Nel 2023 la Confederazione risultava essere il settimo maggiore investitore estero negli USA. Quindi, per usare un’espressione trumpiana, la Svizzera ha certamente le “carte da giocare” durante le trattative delle prossime settimane.
Un boomerang che rischia di far male
Il contesto è in evoluzione e preoccupa la dinamica di incertezza e imprevedibilità che caratterizza l’attuale amministrazione americana. Tuttavia, la Svizzera negli ultimi anni ha diversificato i propri partner commerciali andando a siglare accordi di libero scambio di grande importanza: Cina, India, Giappone, Corea del Sud, Sud Africa, ecc. Ciò significa che se la strategia americana dei dazi dovesse continuare nella direzione annunciata da Trump, nel breve termine l’industria svizzera soffrirà, ma in tempi altrettanto brevi potrà concentrare le forze su quei Paesi con cui vige un regime di libero scambio, ovvero mercati emergenti con grande potenziale di crescita. Naturalmente, ciò porterà a un minore interesse verso il mercato americano, sia in termini di esportazioni che di investimenti diretti. Detto in altre parole, il boomerang dei dazi rischia di tornare indietro e fare molto male agli USA. Per concludere, è importante che la Svizzera continui sulla strada tracciata evitando di emulare altri Paesi con burocrazia crescente e appesantimento dell’apparato statale.
* Vicepresidente cantonale del Centro