BERNA - Un Freedom Day per la Svizzera? Da sempre più parti arriva questa richiesta, a partire dall'economia sino alla politica (vedesi la mozione leghista dell'altro giorno). Lo stesso Consigliere Federale Alain Berset ha parlato di possibili allentamenti, intendendo quanto meno lo stop a telelavoro e quarantene, mentre per togliere il certificato Covid appare presto. Le voci favorevoli a un Freedom Day, dunque sostanzialmente al ritorno alle libertà pre pandemia, sono molte.
Il termine Freedom Day è certamente esemplificativo di quanta voglia abbia la gente di tornare alla vita normale. E lo confermano anche i sondaggi in cui si chiede se sarebbero a favore di un allentamento totale. Liberatv lo ha domandato ai suoi lettori, prendendo spunto dalla prima richiesta di un gruppo di associazioni economiche che vorrebbe venissero tolti quarantene, telelavoro e anche certificato Covid. Il 64% dei partecipanti si è detto favorevole ad accogliere tali allentamenti.
I politici sono sostanzialmente d'accordo con l'abolizione delle misure, anche se per qualcuno serve gradualità
Il Mattino della Domenica ne ha raccolte alcune, pro e contro. Come accennato, dalla Lega si chiede un'accelerazione decisa verso la libertà e infatti per Andrea Censi, granconsigliere, "sicuramente questo passo non può più attendere. Sensibilizzare vaccinazione è la sola strada che ancora resta giustificabile. Il resto va smantellato, o la malattia che ci contagerà sarà ben più grave del Covid".
Anche il liberale Fabio Kaeppeli ritiene che "con i vaccini a disposizione possiamo tornare alla normalità senza timori". Più prudenti la democentrista Lara Filippini, secondo cui "fare quattro passi avanti per farne dieci indietro in questi due anni ci è costato moltissimo, sia in termini economici che psicologici", dunque "a breve, passato il picco dei contagi e con dati alla mano, si potrà sicuramente fare il punto della situazione per capire se siamo effettivamente passati a una sorta di fase endemica, e quindi se è opportuno decretare un “Freedom Day” come in Inghilterra: cosa che tutti, nessuno escluso, auspichiamo", e Nicola Schönenberger dei Verdi ("lanciare un Freedom Day da programmare per una data X definita senza l’ok da parte di scienza e medicina, pare più una boutade estemporanea che una saggia decisione. Piuttosto è necessaria la revoca graduale delle misure cercando la normalizzazione il più presto possibile, nella speranza che non arrivi un’ulteriore variante più letale").
Ma gli esperti frenano: non un Freedom Day bensì qualcosa di graduale
Sul fronte degli esperti, il Presidente dell'Ordine dei Medici ticinesi Franco Denti, frena. "Parlare di “Freedom day” adesso, oltre ad essere prematuro come ha sottolineato la task force Covid e come ci ha confermato la recente decisione del Consiglio Federale di prolungare ulteriormente gli aiuti economici ai settori più colpiti, sarebbe irriverente verso quelle famiglie che anche in questi giorni perdono i propri cari a causa del virus". Dato che una pandemia non ha una data di scadenza, "sul piano politico non sono per un “liberi tutti”, ma per allentamenti graduali e motivati".
Il presidente della Conferenza dei direttori della sanità (CDS) Lukas Engelberger auspica prudenza e anzi ritiene azzardate le dichiarazioni di Berset. Al SonntagsBlick ha detto che con quelle parole si alimentano le speranze della popolazione. A suo avviso non siamo ancora fuori pericolo e, un po' come Denti, sostiene che non ci sarà una data di fine della pandemia. Abolire l'obbligo delle mascherine, come avvenuto in Gran Bretagna e non solo, non sarebbe per lui da seguire.
Intanto, la cancellazione di quarantene e telelavoro potrebbe arrivare già il 2 febbraio, stando a quanto detto da Berset.