BELLINZONA – La scuola: tutti la vogliono, inutile negare che il DECS è il Dipartimento più desiderato. Vuole tenerselo il PS, vuole riaverlo il PLR, anche l’UDC reclama il suo ruolo sul tema scolastico dopo aver raccolto le firme per il referendum su La Scuola che verrà.
E sono incroci di opinioni.
Partiamo da una del liberale Alex Farinelli, di qualche giorno fa. “Purtroppo il direttore del DECS, persona con molti pregi, ha anche il difetto di non tollerare le critiche e di respingerle subito al mittente, pure in modo stizzito. Critiche che non sempre sono rivolte a lui, ma piuttosto ad alcuni suoi funzionari, che da troppo tempo hanno assunto un atteggiamento di presunta superiorità intellettuale, sfoderando principi teorici avulsi dalla realtà. Se non si fosse ancora capito è stato questo uno dei motivi dell’affossamento del progetto “La scuola che verrà”, in particolare da parte degli stessi docenti”, attacca subito.
Docenti, allievi, genitori, che sono stati ignorati: “Si è voluto, su base ideologica, rendere ancora più inclusivo ed egualitario un modello scolastico già tra i più inclusivi a livello svizzero e internazionale. La nostra è una scuola che non sfigura nei recentissimi risultati PISA e che non necessita di stravolgimenti. Capisco che la conduzione socialista del DECS fatichi tremendamente ad ammettere che il modello di scuola attuale – voluto e realizzato dai liberaliradicali – è fondato su basi solide, anche se certamente migliorabili. Un modello che non richiede rivoluzioni ideologiche, ma un miglioramento progressivo di alcuni aspetti”.
E chiede per i docenti “meno riunioni inutili e meno disposizioni pedagogiche e burocratiche”.
Manuele Bertoli ha replicato. “Che Alex Farinelli (e non solo lui) stia facendo di tutto per ingraziarsi gli insegnanti in vista della prossima scadenza elettorale è ormai ben evidente. Fa bene a sottolineare la centralità del ruolo del docente nella scuola, perché è altrettanto evidente che senza il sostegno degli insegnanti è ben difficile ammodernare questa importante istituzione. Ma siccome le belle parole si misurano con i fatti, siccome all’ascolto deve far seguito il sentire, mi permetto di ricordare che né lui né il suo partito hanno mai sostenuto le richieste di merito venute in questi anni proprio dai docenti, a partire dalla richiesta di 20 allievi massimi per classe, nemmeno nella formula di compromesso dei 22 allievi che io avevo portato in Gran Consiglio con il sostegno del governo. E questo senza tornare alla famosa ora-lezione in più imposta agli insegnanti ben prima del mio arrivo al DECS”, scrive.
“A proposito delle figure non docenti l’osservazione, oltre che generica, mi pare strana. I professionisti non docenti che operano nella scuola sono presenti proprio perché fanno un lavoro diverso da quello degli insegnanti, i quali normalmente a me chiedono proprio di non doversi occupare di cose che non sono direttamente connesse con le loro competenze dirette, perché non sono psicologi, assistenti sociali ecc”, precisa e poi, sulla burocrazia, termina: “A nessuno, me compreso, piace la burocrazia inutile, ma al contempo la scuola pubblica, che è di tutti cittadini, deve poter rendere conto di quel che fa e di come lo fa. Deve essere un sistema organizzato che rispetta dei criteri di qualità e non un luogo dove ognuno fa semplicemente quel che vuole (ciò che fortunatamente, da noi, raramente accade). Gli allievi, che sono il centro di questa istituzione, hanno diritto di poter fruire di un insegnamento analogo dappertutto, nel rispetto dell’autonomia didattica del docente, che va difesa, ma anche nel quadro di un sistema che ha obiettivi precisi e che va monitorato. Se poi ci sono davvero elementi burocratici (nel senso peggiorativo) inutili e correttivi “già da tempo individuati” invito chiunque a indicarmeli precisamente, sono il primo a voler porvi rimedio”.
Ma non è finita qui. Quando su tio.ch qualche mamma si è lamentata di dover far prendere ai figli lezioni private in matematica, il Ministro ha voluto precisare che la sua riforma voleva proprio eliminare i tanto discussi livelli. “Il problema è reale. Si tratta di una questione che intendevamo superare con il progetto “La scuola che verrà”, ma questa riforma non ha ottenuto il nullaosta popolare. Noto che in questi giorni stanno tornando alla ribalta temi scolastici molto sentiti, per i quali avevamo proposto soluzioni concrete. Ma all’epoca eravamo stati accusati a torto di non aver svolto riflessioni approfondite. La questione dei livelli rimane di attualità. Spero che si riesca finalmente a fare dei passi avanti su un tema che a giusto titolo preoccupa i genitori”.
Scatenando la reazione di chi ha raccolto le firme per far bocciare quel modello, l’UDC con Piero Marchesi. “Bertoli, La scuola che verrà è stata bocciata, arrenditi. Per ogni problema che si solleva nella scuola Bertoli non perde occasione per affermare che con il suo mirabolante progetto "La scuola che (non) verrà" avrebbe dato delle risposte. Il suo "fantastico" progetto é stato sonoramente bocciato dal popolo e sarebbe ora che guardasse a nuove soluzioni invece di continuare a rivangare il passato. Visto che il direttore del Dipartimento dell'educazione non vuole accettare il No popolare, una soluzione semplice per migliorare la nostra scuola é quella di cambiare chi la guida”.
Insomma, tutti vogliono… il DECS!