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Elezioni 2019
10.04.2019 - 16:590
Aggiornamento: 23:26

Una elettrice scrive a Più Donne: "La rivoluzione l'avete già fatta. Riponete le armi nei foderi e procedete compatte"

Dopo le polemiche di ieri nella lista tutta femminile, ecco la missiva: "Stalking, violenza, parità, le parole di Gobbi, il lavoro, l'aumento dei premi di cassa malati: fate seguire alle parole i fatti"

*Di una elettrice (nome noto alla redazione)

Care donne di Più Donne,

Da elettrice, durante il periodo della vostra lunga campagna elettorale che vi ha premiate con ben 2 seggi (seggi di cui sono molto felice, considerando che il vostro movimento è ancora un nuovo arrivato), vi ho sostenute tutte e 47, dalla prima all'ultima, senza fare distinzioni né per l'importanza del nome, né per l'esperienza, né per altri motivi (sì, come Candida Mammoliti, ho votato Tamara Merlo, Jennifer Martinel, Maura Mossi Nembrini, Maristella Patuzzi, solo per citare alcune delle donne meravigliose che erano in lista), perché ero stanca, e anche un po' stufa, di vedere le solite “minestre riscaldate” proposte dalla politica ticinese.

Avendo fatto anch'io l'esperienza della “corsa podistica” al Gran Consiglio, come mi piace anche chiamarla in modo scherzoso, so benissimo che alla fine si arriva sempre un po' stanche e snervate, visto che dopotutto una campagna, anche piccola, impegna per ben quattro mesi.

Non so quali siano state le “micce” che hanno fatto scattare tutto il bailamme che ho visto martedì 9 aprile 2019, anche se, per quel che mi riguarda, credo che la cosa migliore da fare non sia chiacchierarne sui giornali o sui social network, ma risolverli in privato (siamo nell'era di Internet dopotutto e, se non si ha l'opportunità di incontrarsi, si può sempre mandare un messaggio su Messenger, per email o su Skype con la propria lista di “punti che non vanno” senza ricorrere ai media).

Anche a me infatti capita di litigare con le mie amiche per questo o per quell'altro motivo, ma anche quando l'amicizia è andata a farsi benedire (nel senso letterale della parola), non ho mai attaccato nessuna di queste persone sui social network né tanto meno ho sbandierato i loro nomi a destra e a sinistra.

Ben inteso, non ho scritto questa lettera per gettare benzina sul fuoco, ma solo per elencarvi alcuni dei motivi che mi hanno spinta a votarvi, a sostenervi tutte e 47 in massa, e anche a gioire quando avete conquistato i 2 seggi in Gran Consiglio:

- La Svizzera è ancora l'unico stato a livello europeo in cui non c'è una legge che protegga le donne (e ovviamente anche gli uomini, anche se i casi di donne stalker sono un po' più rari) dallo stalking. Da noi infatti, per far sì che una donna riceva un minimo di protezione, dev'essere picchiata o, come abbiamo purtroppo visto in questi giorni a Muralto, uccisa.

Ci ha pure superati l'Italia, una nazione in cui ogni due o tre giorni viene commesso un femminicidio, che nel 2009 non solo si è dotata di una legge anti stalking, ma pure di un numero verde anti violenza e di pene più severe per gli stalker, che guarda caso proprio in questi giorni sono state pure rafforzate.

Inoltre, sempre in Italia, è stata introdotta una legge (approvata in massa da tutti i partiti per di più) che punisce duramente le persone che pubblicano video a luci rosse in rete, senza il consenso della diretta interessata, per vendetta (un fatto che, nel 2016, ha spinto Tiziana Cantone a togliersi la vita).

Non possiamo quindi più permetterci di rimanere indietro, né tanto meno di farci fermare da questa o da quell'altra discussione: a chiederlo non sono io, ma la donna di Muralto, la donna di Castel San Pietro e tutte le altre donne, anche quelle meno note alla stampa, che in alcuni casi hanno pagato con la vita, o sono rimaste segnate nel corpo o nell'anima a vita, la mancanza di una legge efficace che le proteggesse dalla violenza di “certi” uomini (metto il “certi” tra parentesi, perché per fortuna non tutti gli uomini sono così).

- La parità salariale uomo-donna nel nostro Cantone è ancora una realtà molto lontana: a meno di non avere la fortuna di lavorare come freelance, che in sé permette di decidere da sé il proprio salario, mediamente una donna riceve 1000-1500 franchi in meno rispetto ad un uomo per la stessa mansione.

Come a dire, se sei donna, sei meno qualificata, anche se non è affatto vero (anzi, io ho pure conosciuto donne lavoratrici che erano persino più in gamba dei loro colleghi uomini).

- Norman Gobbi, solo poche settimane prima delle elezioni (un'uscita che mi ha fatta parecchio arrabbiare, anche se non appartengo alla categoria), ha affermato che il lavoro del personale addetto alla vendita fosse un “mero accessorio”, quindi è giusto che le commesse guadagnino molto di meno perché tanto “la maggior parte sono mogli di o figlie di”.

Un'affermazione che in sé dovrebbe già spingere a lottare per queste donne, affinché il loro lavoro sia riconosciuto e pagato in modo adeguato.

Perché non ci sono solo le “figlie di” e le “mogli di”, ma ci sono anche madri single con uno o più figli a carico, ragazze che se la devono cavare da sole perché non hanno una famiglia alle spalle, donne che, proprio a causa dello stipendio basso, spesso si trovano a dover decidere se pagare le fatture o riempire il frigorifero, solo per elencarvi alcuni dei casi che ho incontrato lungo il mio percorso.

- Il nostro cantone, allo stato attuale, si trova ancora con una marea di “punti interrogativi” che aspettano soltanto di essere risolti.

E non parlo solo della mancanza di una legge anti stalking, ma anche di tutte le problematiche che, nel mio piccolo, ho toccato, e tocco tuttora, nella vita di tutti i giorni, come la disoccupazione e il numero delle persone in assistenza sempre in aumento, le casse malati in continua crescita, il salario minimo, votato nel 2014, che ancora adesso sta ballando nei cassetti manco fosse una ballerina di tip-tap, gli episodi di mobbing, e anche i licenziamenti, fatti sul posto di lavoro contro le neo mamme, le famiglie che stanno facendo salti mortali per cercare di arrivare alla fine del mese, più tanti altri che non elenco, perché altrimenti rischierei di andare ben oltre le tre pagine che mi sono prefissata per questa lettera aperta.

I “terremoti” possono capitare, anche nei partiti più solidi (figuriamoci quindi in un movimento apartitico ancora giovane e che deve farsi le ossa), tuttavia da elettrice mi auguro che, passata la burrasca, riprendiate a fare quello che avete fatto durante la vostra campagna elettorale: far seguire i fatti alle parole.

Quando mi sono trovata davanti la mia scheda per il Gran Consiglio, non ho avuto dubbi: ho messo ben 47 voti personali, e pure la preferenza alla vostra lista, perché avevo (e ho tuttora!) una voglia forte di cambiamento in questo cantone, non solo per me, ma anche per tutte le donne, e non solo, che da anni lo aspettano e sperano anche che la politica ascolti questo loro desiderio e, per una volta, apra anche gli occhi su quello che sta succedendo fuori dalle stanze del Consiglio di Stato e del Gran Consiglio.

Adesso quindi, riposte le armi nei vari foderi, fatemi vedere cosa siete capaci di fare e procedete compatte lungo la via che avete tracciato!

Non so cosa riuscirete a realizzare entro la fine di questi quattro anni di Governo, ma una cosa è certa: a queste Cantonali 2019 avete già fatto la rivoluzione, perché grazie a voi, gli elettori non solo hanno capito l'importanza delle quote rosa e di avere anche una rappresentanza femminile più cospicua nelle “camere dei bottoni ticinesi”, ma per la prima volta in assoluto abbiamo ben 31 donne in Gran Consiglio.

Avanti tutta quindi e forza e coraggio che la strada è ancora lunga e c'è tanto da fare!
Da parte mia, come davanti alla scheda, massimo sostegno a tutte quante.

Vi abbraccio.


*Nome noto alla redazione

 

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