di Jessica Bottinelli*
Recentemente la trasmissione RTS ha dedicato un’interessante puntata di “TempsPrésent” al tema dei pensionati svizzeri che si trasferiscono all’estero, dal titolo “la mia pensione in esilio”.
Storie di uomini e donne, svizzerissimi, che hanno lavorato una vita intera nel nostro paese e ora che potrebbero godersi la pensione, sono costretti a emigrare perché con le rendite che percepiscono non riescono a permettersi di restare in Svizzera. Persone oneste, con lavori modesti ma rispettabili che si trovano attoniti a dover affrontare un allontanamento forzato dalla rete sociale e famigliare per dover ricominciare altrove.
Una realtà che mette fortemente in discussione l’attuale sistema dei tre pilastri. Il terzo, in effetti, si basa su risparmi volontari ed è lo strumento che le persone benestanti utilizzano per poter mantenere il proprio tenore di vita precedente, di fatto non è accessibile a tutti. Il secondo pilastro, ovvero la cassa pensione, mostra sovente i propri limiti: basti pensare come le donne, spesso confrontate con lavori a tempo parziale e irregolare, hanno rendite mediamente di circa il 20% inferiori agli uomini.
Una situazione che penalizza in particolare le fasce più precarie della popolazione, dato che il prelievo sulla cassa pensione avviene unicamente a condizione che il reddito lavorativo annuale superi il minimo di 21'330 franchi. Le casse pensione oltretutto si trovano coinvolte in investimenti molto distanti dai settori sostenibili (nucleare, armi, speculazione immobiliare, energie fossili) per cercare di garantire un rendimento con tassi accettabili. Tassi, tuttavia, rivisti in continuazione al ribasso così come le rendite degli assicurati.
Fortunatamente c’è l’AVS, che tra i tre pilastri permette una migliore ridistribuzione della ricchezza tra la popolazione. Ciò nonostante,molto spesso, l’obiettivo costituzionale di garantire il minimo vitale è assicurato soltanto dall’esistenza di una prestazione complementare.
Questo sistema traballa da ormai qualche anno; la destra borghese dava il sistema dell’AVS già morto anni fa. A dispetto di queste catastrofiche previsioni, il sistema permane anche se è innegabile che occorre intervenire quanto prima per rafforzarlo. Le proposte attualmente sul tavolo (aumento dell’età di pensionamento delle donne e aumento dell’IVA) sono da rispedire al mittente in quanto antisociali.
La proposta di aumento dell’età di pensionamento delle donne è uno schiaffo a tutte noi: siamo uno dei paesi più retrogradi in materia di protezione dei salari, la disparità con i colleghi maschi è lungi dall’esser colmata. Invece di farci andare in pensione più tardi la politica dovrebbe occuparsi di versarci salari dignitosi e uguali a quelli dei nostri colleghi uomini. Tra l’altro, va ricordato come più alto è lo stipendio più importanti sono i prelievi a favore dell’AVS; quindi un aumento del salario delle donne sarebbe a diretto beneficio dell’AVS.
Dal canto suo, l’aumento dell’IVA andrebbe a toccare indistintamente tutta la popolazione, dal povero al ricco (proporzionalmente sono i meno abbienti ad essere maggiormente toccati da questo provvedimento) quando invece sarebbe ben più logico aumentare i prelievi sui beni di lusso piuttosto che sul pane e sul latte. Oggigiorno esistono già delle soluzioni alternative per il finanziamento dell’AVS che non andrebbero a toccare le fasce più sensibili della popolazione. Pensiamo a una Tobintax (tassa sulle transazioni finanziarie) anche solo con una tassa lieve i proventi sarebbero da capogiro!
Uno stato sano deve poter garantire una dignità anche “par i nossvecc” e per farlo serve un impegno coerente e strutturato. L’AVS ha bisogno di soluzioni lungimiranti e coraggiose per poter garantire a tutte le lavoratrici e lavoratori un futuro dignitoso nel proprio paese e senza farlo a spese della classe media. È ora di dire basta a sgravi milionari a pioggia per ditte senza scrupolo che approfittano dei salariati per poi dire che mancano le risorse per finanziare la terza età dei nostri residenti.
L’AVS è la priorità e va risanata senza mettere le mani nelle tasche delle cittadine e dei cittadini.
*Candidata al Consiglio Nazionale, Lista 12 Verdi e Sinistra Alternativa