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15.03.2018 - 16:000
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Gobbi mostra il pugno duro: "sistemi identificativi e documenti". E i tifosi sono d'accordo, "vado per divertirmi, non ho nulla da nascondere". "Se potrò mandare serena i miei figli, va bene"

Dopo i blitz di ieri, il leghista chiede alle squadre degli adeguamenti (che però costeranno). Pochissime le voci contrarie fra quelle che abbiamo raccolto. "Così chi va solo per far casino ci pensa due volte". E qualcuno vorrebbe ancor di più, "introduciamo un osservatorio che decida se concedere o no le trasferte"

BELLINZONA – La misura è colma, per Norman Gobbi. I fermi dopo la famosa partita contro il Losanna alla Valascia, per cui è stato anche contestato dal Forum Alternativo (anche se secondo voci raccolte all’interno della tifoseria dell’Ambrì ci dicono che la Gioventù Biancoblu ormai non è più sentita come rappresentativa di tutta la curva per vari motivi) sono la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Confermati, comunque, i blitz alla mattina presto nelle case degli interessati, poi perquisite mentre essi si trovavano in Questura. Ora riceveranno un decreto d’accusa, oltre al divieto di entrare negli stadi. Fra gli identificati, ci sono anche tifosi provenienti da altri cantoni (Vaud, Uri, Svitto, Berna e Lucerna) e fans del Carl Zeiss, squadra tedesca gemellata con il Losanna.

E così Gobbi introduce misure dure: dal prossimo anno, le compagini delle serie maggiori sia di calcio che di hockey dovranno dotare gli stadi di sistemi informatici per registrare i volti di chi entra e confrontarli con la foto sui documenti.

Così sarebbe più facile risalire a chi ha causato disordini e impedir loro di accedere alle manifestazioni sportive. E chi non lo vorrà? Non potrà più giocare in presenza di pubblico.

In Italia, quando si introdussero i biglietti nominali, i tornelli ed anche la tessera del tifoso, scattarono una serie di polemiche. Cosa ne pensano i ticinesi? Abbiamo sondato fra gli sportivi, e a sorpresa le risposte sono state quasi unanime: sì alla richiesta del passaporto, senza alcun problema, “chi non ha nulla da nascondere e ben si comporta, non ha problemi a farsi identificare con il documento o facendosi video riprendere!”.

Poche le voci contrarie, che parlano di misure “assolutamente sbagliate” e di “inutili code ai tornelli”, mentre qualcuno vorrebbe addirittura inserire più controlli, sul modello italiano: “in Italia i biglietti nominali e la tessera del tifoso sono funzionali. E se non avevi la tessera, non potevi recarti in trasferta, o per lo meno nel settore ospiti. Va detto oltretutto che se avevi dei precedenti allo stadio essa non ti veniva nemmeno rilasciata. Poi quando entravi, venivi filmato con la carte d’identità in mano. In Svizzera sarà difficile farlo visto che non tutti i Cantoni hanno firmato il concordato anti hooligans. Oltre a questo, bisognerebbe creare un osservatorio nazionale che può decidere se vietare la trasferta ai tifosi ospiti o restringere la vendita dei biglietti”.

Ed ecco altre opinioni favorevoli. “Sono d’accordo? Assolutamente sì! Non ho nulla da nascondere, quindi per me non sarebbe un problema. Almeno forse si potrebbe risalire a chi combina disastri e chi va allo stadio per fare casino magari ci pensa due volte”.

Qualcun altro dice che “vado a vedere l'hockey perché mi piace come sport, ho delle belle amicizie in pista, faccio festa, canto, urlo ecc (si, insulto anche gli arbitri soprattutto). Ma mai in modo aggressivo o violento. Chi rovina l'ambiente di festa con atti di violenza o fumogeni del c---o merita di essere punito perché rovina l'esperienza di tutti gli altri”. E ancora, “quelli schedati/diffidati che vanno alle partite solo per fare casino meritano di stare fuori almeno per un’intera stagione”.

Un sistema di controllo lascerebbe più tranquille anche delle mamme che potrebbero mandare con meno ansia i figli alle piste o allo stadio. “Se in questo modo potrò mandare i miei ragazzi a vedere una partita rimanendo serena io e sapendo che loro potranno godersi un divertimento sano allora per me va benissimo!”

Il sostegno pare dunque quasi unanime. Per le squadre, ipotizziamo che sia più complicato, poiché ciò comporterebbe dei costi non indifferenti, e quelli legati alla sicurezza non sono già trascurabili nel budget di una società.
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