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30.05.2018 - 17:180
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

L'ultimatum degli ultras dell'Ambrì. "Se Gobbi attua le schedature, noi non seguiremo la squadra. Resterà solo una vuota vacca da mungere"

La Curva Sud spiega come in diverse persone, compreso chi si occupa di sicurezza nell'hockey, ritiene eccessive le misure, "ma nessuno riesce a dissuaderlo". Dunque, "non a cuore leggero abbiamo deciso che non accetteremmo di farci schedare e fotografare. Rinunciare alla passione che ci brucia dentro per falsi deliri non è facile"

AMBRÌ – Qualche tempo fa, dopo gli incidenti a margine della partita col Losanna alla Valascia. Norman Gobbi parlò di misure restrittive per i tifosi. Ovvero, schedatura per tutti, controllo dei documenti, magari biglietti nominali. Misure che ai fans non sono piaciute, a schierarsi contro sono stati in diversi, da quelli dell’hockey a quelli del calcio.

Ora, a campionato finito, gli ultras dell’Ambrì prendono una posizione drastica: se Gobbi decidesse di seguire la direzione che aveva tracciato, loro non andrebbero più in pista a supportare la propria squadra. Una decisione clamorosa, quasi impensabile per chi vive di hockey. E infatti lo dicono, non sarebbe a cuor leggero: “La nostra posizione è chiara: non accetteremmo mai di farci schedare e fotografare per seguire l’Ambrì-Piotta, come non accetteremmo che debbano farlo le tifoserie ospiti ad Ambrì. E non perché abbiamo qualcosa da nascondere, al contrario, come sempre la faccia ce la mettiamo. Ma entrare in questa dinamica di controllo per andare a vedere una partita, in un contesto di leggi speciali per lo stadio che già limitano le libertà di tutti noi, non lo possiamo accettare. Tanto più dovute alle masturbazioni mentali di colui che giorno dopo giorno opera per ridurre gli spazi di libertà in nome della sua sicurezza. Non è una scelta che facciamo a cuor leggero. Rinunciare alla passione che ci brucia dentro a causa di falsi deliri, non è una decisione facile. Ma abbiamo degli ideali per i quali non siamo disposti a scendere a compromessi”.

Nel lungo testo prima si descrive quanto accaduto, le varie prese di posizione. Se non si trovasse un accordo, il DI sarebbe pronto, si legge, a togliere la concessione per lo svolgimento delle partite interne o ad aumentare i costi della sicurezza, che già sono quasi proibitivi per le società. Misure che secondo i fans bianco blu sono ritenute eccessive anche dalla commissione per l’ordine e la sicurezza della lega hockey.

Si parla inoltre di una disparità tra calcio e hockey, visto il diverso afflusso. Aeschlimann ha già detto che è tecnicamente impossibile schedare le persone che entrano, mentre anche da Cornaredo hanno fatto sapere che a questo punto si farebbe prima a chiudere il settore ospiti. “Nemmeno gli addetti riescono a far ragionare il capo del DI”.

I tifosi dell’Ambrì ribadiscono di ritenere che Gobbi desideri distruggere la Curva Sud, tesi portata avanti da tempo. “Questa ennesima misura liberticida trasformerebbe la Valascia in una triste prigione di cemento. Una simile decisione distruggerebbe lo spirito e l’animo della Curva Sud, per poi trascinare con sé tutto quello che c’è di più bello e più sincero nell’hockey. L’evento sportivo senza canti né bandiere, senza tifo organizzato, senza la passione del proprio pubblico, perderebbe tutto ciò che ha di magico, lasciando solo una vuota vacca da mungere per i detentori dei diritti televisivi”.

Gobbi sarà disposto a correre il rischio? I tifosi dell’Ambrì riuscirebbero veramente, in nome di un ideale, a star lontani dalla squadra del cuore? L’augurio è che si trovi un accordo, perché davvero pensare a una Valascia deserta, in un momento storico come questo per l’Ambrì, farebbe solo male: a loro, all’hockey ticinese, alla società leventinese che sta per costruire una nuova pista e sta avviando un nuovo ciclo sportivo.
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