COMANO – Oggi comincia il campionato di hockey, lo fa col botto, ovvero col primo derby. Ma a tener banco in questi giorni, più che l’aspetto puramente competitivo, è una questione che unisce tifosi di Ambrì e Lugano: la sfida tra le due compagini non sarà più trasmessa dalla RSI. Il motivo? La richiesta di UPC, che detiene i diritti del campionato di hockey, per quanto concerne la regular season, per avere le sei partite è stata troppo esosa.
Del tema si parla da tempo: chi scrive partecipò a una serata alla RSI, durante un corso, e numerosi partecipanti chiesero a Enrico Carpani, il responsabile dello sport, se c’era la possibilità che i derby non fossero più trasmessi in chiaro e lui, con molta onestà e altrettanta amarezza, parlò di cifre, e del fatto che la tv pubblica non può spingersi oltre una certa spesa. È quello che ripete nel video diffuso ieri, “la proposta economica assolutamente di UPC è stata eccessiva e insostenibile. Una parte della storia viene a cadere, il derby l’evento più ticinese del Ticino, e sfuggirà alla fruizione di un certo tipo di pubblico. Siamo cresciuti col derby e lui con noi e io tifoso dello sport non posso che essere triste”, ha detto Carpani.
Ei tifosi? Abbiamo lanciato il dibattito, e abbiamo ricevuto molte reazioni stizzite. “Sono deluso, è un altro pezzo di storia che se ne va”, dice qualcuno. “Sono deluso, sparisce una parte della storia dei derby, almeno quelli giocati fuori casa”, aggiunge qualcun altro.
“Sono arrabbiata”, spiega, lapidaria, un’utente, che tra l’altro non vive in Ticino: “per lavoro non ho molte possibilità di seguire le partite dal vivo, mi dà molto fastidio dover cambiare il mio abbonamento fa Swisscom all’UPC”. È quello che, presumibilmente, faranno in diversi. Come un altro utente, che si dice deluso ma “si cambia operatore, perché mai starò senza vedere il mio Ambrì”.
Per qualcuno ci sono problemi più importanti e dunque importa poco. Una tifosa bianconera però replica. “Lo so che ci sono problematiche più grandi, ma per molti di noi l’hockey è uno svago e un conforto, sono molto arrabbiata”.
Diversi utenti commentano che tanto “io vado a vederli”, e nasce anche un simpatico siparietto fra un tifoso dell’Ambrì e una del Lugano, che infine concordano: “abbiamo la passione per lo stesso sport ma non per la stessa squadra”. Giustamente, comunque, una tifosa sottolinea come non tutti possano recarsi alla pista, basti pensare a anziani o invalidi.
Ci sono anche voci fuori dal coro: “Chiediamo alla RSI di fare risparmi e giustamente se le condizioni di UPC erano troppo esose la RSI ha rinunciato, per quanto impopolare possa essere la decisione”. Inevitabile, forse (se è vero che la politica, bene o male, entra sempre nei discorsi…), scivolare sulla Billag: “Ragione in più per "trombare" la Billag. Con i soldi risparmiati paghiamo direttamente il biglietto per andare in pista!!”, e, per contro: “il futuro senza Billag”. E via a parlare di costi, confronti con l’Italia, benefici e tanta confusione, fino all’opinione chiarificatrice: “la Billag è una ditta di riscossione e non una società di telecomunicazioni- ma a parte questo, ognuno paga una tassa annuale per i costi dei media (tv, radio, ecc); se poi vuoi aggiungi Swisscom o Upc o Pincopallino. In Italia è la stessa cosa, per vedere il calcio devi pagare Sky. In tutta Europa esiste il canone televisivo per la tv pubblica!”.
“È da pochi anni che lo trasmettono in TV... Poteva essere un servizio in più... Visto quel che si paga di canone...”. Un punto su cui, insomma, molti insistono.
C’è da dire, e non ci smentiranno i fan del calcio estero (ma anche locale, se è vero che TeleClub trasmette a pagamento determinati pacchetti di Super League e Challenge League), che spesso per seguire la propria squadra del cuore si è costretti ad abbonamenti supplementari, da tempo. In Ticino, il derby è ritenuto speciale, e lo è, e dunque nell’immaginario collettivo è una sfida a cui tutti hanno diritto: infatti, le lamentele non nascono per le altre partite, bensì per i sei incroci fra Lugano e Ambrì.
Qualcuno propone di boicottare UPC (e altri lo devono fare per forza: scrive un tifoso, per esempio, che nella sua zona la via cavo non arriva).
“Spero non si abboni nessuno, così magari torneranno sui loro passi”, si sfoga un tifoso dell’Ambrì, che ha firmato la petizione su charge.org, dove si chiede di rendere fruibile l’hockey anche a chi non può avere un allacciamento via cavo, magari trasmettendo via Internet o con Horizon Go. Inoltre, c’è in ballo un ricorso di Swisscom alla COMCO, per cui “ci potrebbero volere anni”: l’invito è di affrettare i tempi. Le firme raccolto sono già circa 1'700 in tutta la Svizzera.
Un utente invece allarga il discorso: “leggendo i vari commenti, ho la sensazione che abbiamo perso di vista la questione principale, ovvero, ritenere lecito pagar l'effimero. Dovreste conoscere quale enorme giro di affari gravita attorno al mondo dei mass-media, introiti derivanti dalle pubblicità sempre più sofisticate pur essendo insignificanti ma, proprio per la loro natura fantascientifica, hanno prezzi abnormi. I canali televisivi o le società che li gestiscono, lucrano altrettanto in maniera indicibile, offrendo spazi pubblicitari, questi guadagni già ripagano abbondantemente i costi di produzione televisiva, nonché, ogni genere di spesa viva. Per quanto mi riguarda, pensare di speculare (perché di ciò si tratta), pensando di imporre un prezzo di vendita per vedere 22 testine in mutande ad inseguire un pallone, oppure, assistere ad un film, è sciacallaggio legalizzato, una sorta di furto nel furto. Conclusione: Spegnete la tv e accendete il cervello, prima che sia troppo tardi”, ricevendo in cambio un “ecco un complottista!”.
In effetti, riflessioni più ampie ci potrebbero stare, pur sapendo che un tifoso, pur di vedere la squadra del cuore, mette da parte la razionalità. Come è giusto che sia: piuttosto che di sponsor e tv, in molti oggi in Ticino si rammaricano di poter seguire la partita solo tramite radio, una sorta di ritorno al passato. E il resto conta poco, perché, come scrive qualcuno, “in Svizzera l’hockey è vita”.