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Cronaca
01.12.2016 - 17:350
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

Lombardi furioso con sinistra e Cramer. «E nemmeno un voto ai miei emendamenti da parte dell'UDC...»

Bocciati agli Stati i criteri per l'applicazione dei contingenti basati sulla pressione salariale che aveva proposto: il senatore PPD ne ha per tutti. Il partito: «faremo altre proposte»

BERNA - A ben voler vedere, il voto sull'applicazione del 9 febbraio non accontenta nessuno. È furibondo anche il senatore PPD Filippo Lombardi, che si è visto respingere alcune proposte che potevano dare una mano al Ticino e al suo caso particolare. Nel dettaglio, auspicava dei criteri per l'applicazione dei contingenti dev'essere la pressione salariale, fenomeno diffuso in Ticino, e ha detto che «è inutile prevedere delle misure nazionali quando si tratta di problematiche cantonali. Ogni cantone ha le sue specialità e fare un discorso unico è molto difficile». Non è bastato a convincere i colleghi, e Lombardi, alla fine del dibattito, ne ha per tutti, e attacca tramite il profilo Facebook del PPD ticinese. Chi non ha voluto il dumping salariale come criterio? Proprio chi dovrebbe sostenerlo, ovvero «la sinistra sindacale per bocca di Paul Rechsteiner (PS-SG) si è opposta proprio all'inclusione del dumping salariale fra i criteri per far scattare le misure di protezione». Lombardi evidenzia anche che qualcuno ha fatto gli interessi del proprio Cantone e non di tutti, sfavorendo dunque altre realtà. Infatti, «i Verdi per bocca del ginevrino Robert Cramer hanno voluto opporsi ad ogni misura, perché per l'economia di Ginevra i frontalieri sono una benedizione». Infine, «nemmeno un voto è giunto dall'UDC ai miei emendamenti, che volevano includere anche la crescita smisurata dei frontalieri e dei permessi di soggiorno nei criteri per far scattare le misure di protezione». Anche il PPD ha diramato un comunicato, ribadendo gli stessi concetti e guardando al voto di lunedì al Nazionale: «Gli Stati hanno deciso oggi di far pesare sull’economia una complessa macchina burocratica senza applicare la volontà popolare e senza tenere conto del federalismo. Il progetto del PPD sull’attuazione dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa proponeva invece una soluzione sostenibile per l’economia, in grado di soddisfare le disposizioni costituzionali e attenta alle diverse realtà cantonali. Ad avere la meglio è però stato il progetto del PLR che, come detto, va a creare un mostro burocratico inefficace dal punto di vista dell’immigrazione e ostile all’economia. Il sostegno della sinistra ad una simile soluzione è comprensibile. Meno comprensibile invece che tale proposta sia potuta giungere dalle fila del PLR, partito autoproclamatosi difensore dell’economia. Il PPD Ticino deplora in particolare che gli emendamenti ticinesi, suggeriti dal Consiglio di Stato e presentati da Filippo Lombardi, non abbiano ottenuto né l'appoggio degli esponenti socialisti – che hanno addirittura dichiarato come non fosse questa la sede per combattere il dumping salariale – né quello dei Verdi per i quali i frontalieri sono una benedizione per l'economia ginevrina, quindi non vanno limitati, e neppure quello dell'UDC, per nulla interessata ad una soluzione federalista che avrebbe permesso al Ticino di combattere le distorsioni almeno sul proprio territorio. Gli emendamenti ticinesi sono così stati sostenuti unicamente dai senatori PPD e dall'altro ticinese, Fabio Abate. Il PPD vuole applicare l’iniziativa contro l’immigrazione di massa e quindi non mancherà di presentare nuove proposte in seno alla Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio nazionale. La speranza è che lunedì il Nazionale sia ragionevole e che la rotta venga finalmente corretta verso una soluzione realista».
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