CRONACA
La famiglia dell'attentatore: «si è radicalizzato in Italia». Con gli agenti si è finto calabrese
La mamma e le sorelle di Anis Amri, ucciso questa mattina a Sesto San Giovanni, puntano il dito su Italia e Germania. L'agente che gli ha sparato: «contento di essermi reso utile nel marasma che c'è in Europa»
MILANO - L'attentatore di Berlino è morto, freddato da un giovane poliziotto oggi a Sesto San Giovanni, e in Germania la sua famiglia rilascia interviste, accusando Italia e Germania. E la madre si lascia scappare che il figlio era, in effetti, un sospettato, probabilmente intendendo di terrorismo.«L’hanno preso un paio di volte, perché non lo hanno rimandato indietro in Tunisia, perché non è stato condannato, perché non è stato incarcerato? Era un sospetto... Le forze di sicurezza in Germania e in Italia che sicuramente hanno delle responsabilità», ha infatti detto alla Deutsche Welle Nour Alhoda Hassani.Anche la sorella di Anis Amri punta il dito contro l'Italia, descrivendo il fratello come un ragazzo normale, che ha lasciato la scuola a 14 anni e che, incarcerato a Palermo dopo aver attraversato il Mediterraneo, è cambiato. Anche secondo un'altra sorella, incontrare marocchini e algerini lo ha fatto radicalizzare.Intanto, Roberto Guida, dirigente del commissariato Sesto San Giovanni, ha detto che il giovane, prima di sparare, era tranquillo, e che poi ha estratto la pistola e ha colpito gli agenti, uno dei quali è riuscito a ucciderlo. È proprio il giovane di 29 anni in prova alla Polizia, a raccontare, dall'ospedale dove è ricoverato, che Amri gli avrebbe detto di essere di Reggio Calabria, ovviamente una menzogna. «Sono felice di essermi reso utile in questo marasma che sta succedendo in Europa», ha detto l'agente. Nel frattempo, non vi sono prove che l'attentatore sia mai stato in Svizzera, sebbene al momento non sia del tutto da escludere.
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