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Cronaca
05.01.2017 - 18:340
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

Quadri ammonisce i politici italiani, «non prendiamo ordini da voi! Anzi, le chiusure notturne...»

Il caso della chiusura di alcune dogane dopo la rapina di Monteggio approda al Pirellone. E il leghista non ci sta: «strillino quanto vogliono, tanto le frontiere verranno chiuse, eccome!»

LUGANO - La chiusura di alcuni valichi svizzeri, in occasione dell'ormai famosa rapina di Monteggio di un mese fa, continua a far discutere. Se ne parlerà al Pirellone, dopo che un gruppo di deputati varesini e comaschi, comandati da Luca Marsico di Forza Italia e provenienti da diverse aree politiche, aveva inoltrato una mozione. Il Consiglio Regionale della Lombardia dovrà affrontare la loro richiesta di domandare spiegazioni sull'accaduto e di far si che «episodi similari possano trovare una disciplina condivisa e, quindi, regolamentata». L'appuntamento è per il 10 gennaio. Infuriato Lorenzo Quadri, Consigliere Nazionale della Lega dei Ticinesi, che si è sfogato su Facebook. «I politicanti del Belpaese - che nei confronti della Svizzera in generale e del Ticino in particolare sono inadempienti più o meno su tutto - pensano di poter comandare in casa nostra. Lorsignori vaneggiano di poterci prescrivere come l'autorità di questo ridente Cantone deve gestire i controlli di polizia ai valichi, in caso di rapina ad opera di delinquenti in arrivo (ma guarda un po') proprio da oltreconfine. Mantenere un minimo di decenza sembrava brutto?», sbotta infatti. A suo avviso, la scelta di discutere del tema al Pirellone è puro marketing politico verso i frontalieri. Ma, ammonisce, i politici italiani «faranno bene a rendersi conto che non hanno nessunissima voce in capitolo. Il Ticino non prende ordini da loro». Anzi, «si preparino anche, lorsignori, alla chiusura notturna dei valichi secondari. Chiusura decisa da oltre due anni dal parlamento federale e che da troppo tempo giace imboscata a Berna mentre si tenta di tener buono il Ticino cianciando di "progetti pilota"». E l'episodio di Ponte Tresa, a suo dire, è un motivo in più per procedere con la chiusura, unito al bisogno di proteggersi dagli sfollamenti di migranti decisi a Como. «Le frontiere verranno ancora chiuse, eccome che verranno chiuse. Piaccia o non piaccia ai vicini a sud, i quali possono strillare quanto gli aggrada», conclude Quadri.
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