di Francesco Borgonovo*I numeri sono quelli di un massacro: 414 persone colpite, tra dirigenti e dipendenti di alto profilo. Un' ecatombe che non ha risparmiato nessun settore, attraversando aziende e compagnie le più diverse, mietendo ovunque vittime. Questo è il bilancio dei primi 18 mesi di Me too. Poco più di un anno all' insegna della psicosi molestie: tanto è bastato per falcidiare un' intera classe dirigente. I dati provengono da una ricerca condotta dallo studio statunitense Temin & Co., guidato da Davia Temin e specializzato in gestione delle crisi. La signora e i suoi collaboratori hanno catalogato tutte le persone che, negli ultimi tempi, sono state colpite da accuse di molestie sessuali e simili.
Per essere inseriti nella lista, i presunti molestatori dovevano essere stati segnalati da almeno sette accusatrici (o accusatori) diverse. Ed ecco il risultato: 414 individui finiti alla gogna. Di questi, spiega un articolo della rivista Time (quella che ha eletto le pasionarie del Me too persone dell' anno), 190 sono state licenziate o hanno lasciato il lavoro. Altre 122 “sono state messe in congedo, sospeso o sottoposte a indagini». Per circa 69 persone, invece, "non ci sono state ripercussioni”. Secondo la Temin, “negli ultimi mesi il tasso di accuse è rallentato, ma la percentuale di persone licenziate è aumentata”.
La Temin ha descritto il movimento Me too come uno tsunam», che dopo il caso Weinstein si è allargato a dismisura facendo emergere”altre storie in altri settori”. A suo parere, oggi “le donne capiscono un po' meglio il loro potere collettivo e lo stanno usando”. Beh, che si tratti di una faccenda di potere ormai è chiaro, e i numeri pubblicati dallo studio americano lo dimostrano oltre ogni ragionevole dubbio. Su 414 persone coinvolte, soltanto 7 sono donne. Tutti gli altri 407 sono maschi
Ci sono celebrità come, appunto, Harvey Weinstein, ma anche Bill Cosby, il comico Louis CK ma, specifica Time, "la stragrande maggioranza sono dirigenti e leader aziendali come il Ceo di Intel, Brian Krzanich, che si è dimesso la scorsa settimana dopo le rivelazioni di una relazione con una dipendente". Krzanich, per altro, è una delle otto mosche bianche che sono state tirate in ballo per via di relazioni consensuali. Le aziende, onde non rovinarsi la reputazione, hanno pensato bene di cacciarli lo stesso...
In ogni caso, dice ancora Time, gran parte dei licenziamenti e delle sospensioni è “correlata a incidenti che possono essere accaduti molto tempo fa, ma sono emersi ora, nel momento in cui la tolleranza è diminuita”. Resta da capire quanti fra questi illustri accusati siano veramente colpevoli e quanti siano stati fatti fuori semplicemente sulla base di sospetti e illazioni.
Probabilmente, lo scopriremo fra un po' di tempo, rendendoci conto che, sul piano giudiziario, la furia iconoclasta del Me too non ha prodotto tante condanne. Nel frattempo, però, il bagno di sangue è già avvenuto. Le cifre diffuse dalla Temin dimostrano con chiarezza che si è trattato di un cambio di regime. Non sono stati colpiti dei signori nessuno, ma degli uomini potenti che occupavano posizioni di rilievo. Sono stati rimpiazzati da donne (come nel caso di Weinstein) o comunque da dirigenti apparentemente più sensibili alla questione femminile.
A questo punto, c' è una domanda da porsi: per le donne comuni, nell' ultimo anno, che cosa è cambiato? Forse i loro salari medi sono aumentati? Decisamente no. Forse sono stati fatti incredibili passi avanti sul fronte dei diritti, per esempio consentendo alle madri di gestire più agevolmente gli orari di lavoro? Affatto. Che benefici hanno portato il Me too e le sue varie derivazioni locali (tra cui l' ondata di denunce mediatiche a cui abbiamo assistito in Italia)? A conti fatti, non sono serviti a niente.
O, meglio, si sono rivelati molto utile per una minoranza ristretta di donne. Persone che già guadagnavano molto e hanno potuto avanzare di carriera camminando sui corpi dei molestatori (veri ma soprattutto presunti). “Se il femminismo non è altro che un guadagno personale fatto passare per progresso politico, non fa per me”, ha scritto l' attivista radicale americana Jessa Crispin, criticando aspramente il Me too.
Pur da una prospettiva molto diversa dalla nostra, la signora in questione aveva capito tutto. Aveva compreso che l' indignazione diffusa e la caccia al maschio si sarebbe trasformata in un' arma da utilizzare nella lotta spietata per il predominio. Una battaglia condotta a vantaggio di poche, e giocata sulle pelle dei maschi ma pure delle femmine. Si è scatenata una guerra fra i sessi di cui pagheremo tutti le conseguenze negli anni a venire. Tutto per consentire a un manipolo di privilegiate di alzarsi il già corposo stipendio o di ottenere qualche premio. Bel colpo.
*giornalista de La Verità