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14.12.2018 - 10:300
Aggiornamento: 13:43

Giovanissimi e pornografia: "Porta a inadeguatezza e sessualità consumistica. Ragazze, vi dico che..."

L'esperto Alberto Pellai sarà a Mendrisio. "Le adolescenti non devono per forza essere sexy e ammiccanti per avere valore. L'esempio dei genitori è basilare. Ecco cosa succede a chi consuma troppi porno

MENDRISIO – Alberto Pellai è padre di quattro figli e autore di molti bestseller, nonché medico, psicoterapeuta dell’età evolutiva, specialista di prevenzione e ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università degli Studi di Milano. il 19 dicembre sarà a Mendrisio per parlare di pornografia e sexting nei giovanissimi. lo abbiamo intervistato.

I dati dicono che molti giovani entrano in contatto in modo accidentale con la pornografia, ci spiega?
“Soprattutto i più giovani. Molte prime escursioni nel territorio della pornografia online non sono volute bensì casuali, legate magari a un errore di digitalizzazione. Vi sono siti pornografici che hanno un nome simile a siti usati dai ragazzi, hanno investito sull’errore di digitazione del minore. Gli indirizzi si scrivono in modo simile ed è facile finirci. Ci sono poi siti dove i ragazzi scaricano, giocano o vedono sport in modo non legale, penso alle partite visibili solo a pagamento, che rimandano ad app le quali mostrano scene di cartoni animati di natura pornografica. È frequente: qualcuno fa altro in Internet e approda alla pornografia”.

Che conseguenze può avere per i più giovani la pornografia online, soprattutto se cercata volutamente?
“Da un lato è eccitante e si aggancia a un aspetto che per loro è fisiologico. I preadolescenti entrati in pubertà si confrontano con la dimensione dell’eccitazione, ma dovrebbero affidarsi a stimoli di natura specifica adeguati alla loro età; la pornografia non lo è. Essa è disorientante, mostra una sessualità lontana anni luce dalla vita reale. I ragazzi hanno una reazione positiva, quella dell’eccitazione, però restano confusi, vedendo una sessualità che non si aspettano e che li riempie di dubbi e di domande, tipo ‘quando si fa si deve fare così?’, ‘i miei genitori lo fanno in questo modo?’. C’è un’altra realtà legata al corpo, vengono mostrati pornostar e divi con corpi che mettono in ansia: i giovani si chiedono se il loro sviluppo è nella norma, ciò che vedono li fa sentire inadeguati. Li porta per esempio a cercare ‘lunghezza pene’ in Google, trovandosi aperto il mercato di allungamento, creme, eccetera, aspetti che non fanno altro che amplificare incertezze che sono fisiologiche e che diventano poi pensieri ossessivi. Inoltre vedono raccontare una sessualità che non ha mai la dimensione affettiva, emozionale, ma che è solo possesso, prendere, usare l’altro a proprio piacere, da cui deriva un’attitudine materialistica e consumistica. Gli adulti devono poi fare un lavoro rieducativo, mostrando che quell’aspetto è fuori dal principio di realtà”.

La pornografia, vista per scelta o per errore, può dare un imprinting alla vita sessuale dei giovani?
“Di sicuro dona delle attitudini rispetto alla sessualità molto inadeguate. I maschi imparano l’idea di possesso del corpo femminile, hanno l’aspettativa che le ragazze siano sempre disponibili. Le tre dimensioni alla base di una relazione affettiva connotata anche sessualmente, ovvero rispetto, responsabilità e empatia, lì non esistono. Nella pornografia si vede spesso lo stereotipo di una donna che dice no, che viene costretta ma poi gode lo stesso, e questo è molto pericoloso in merito all’argomento della violenza sulle donne. I ragazzi hanno dei copioni o delle aspettative su cosa una ragazza deve fare, si aspettano taluni atti, il che modifica l’immaginario e le fantasie sessuali, oltre alle aspettative della vita reale. Dobbiamo aiutare le ragazze a sganciarsi dal copione della pornostar, cioè che per avere valore bisogna mostrarsi sexy, disponibili, ammiccanti”.

Il problema coinvolge dunque entrambi i sessi?
“Porta dei copioni. Va detto che le ragazze sono molto meno attratte dalla pornografia, anzi molte ne sono disgustate ed è importante dal punto di vista educativo spiegar loro perché provano un’emozione che le allontanano da quei video: è un modo del loro cervello di dir loro che la sessualità di cui hanno bisogno è più intima, più sintonizzata, più affettiva, un modello vicino al fare l’amore che al fare sesso. Il disgusto che provano non è qualcosa che devono forzare per abituarsi, devono viverlo come qualcosa che le distanzia da un’esperienza cui il cervello dice di non agganciarsi”.

A volte si dice che per una coppia consumare pornografia assieme può essere salutare. Concorda, e semmai da che età lo è?
“Di solito la pornografia in coppia è un consiglio del sessuologo, se si hanno problemi di calo del desiderio o forti inibizioni. È sempre all’interno di una terapia sessuologica, ma rischia di allontanare ancor di più. La pornografia ha dei codici che porta il maschio al massimo livello di eccitazione subito, facendogli desiderare subito il rapporto, mentre la donna non ha una sessualità che si eccita nel vedere, ha più bisogno di gesti, di narrazioni, di parole, di emozioni: l’uomo vuole arrivare al completamento del rapporto e trova la compagna impreparata al ritmo”.

Cosa consiglia a genitori i cui figli adolescenti consumano pornografia?
“Bisogna fare una buona educazione affettiva e sessuale, parlando anche di pornografia e aiutare i figli a vedere perché non è un sostegno alla loro crescita nel campo sessuale. Spesso genera un’abitudine a un’eccitazione ultra veloce e mette in testa immagini senza riscontro nella vita reale. Chi si abitua a consumarne tanta, usandola per le fantasie eccitatorie-masturbatorie, non sente quella velocità di eccitazione nella vita reale, trovandosi in una zona di blackout dove ha bisogno di ausili quali farmaci, poiché ha interrotto dei circuiti fisiologici naturali. Va detto ai ragazzi che hanno il diritto di chiudersi in bagno per avere uno spazio privato col proprio corpo, ma che quando succede le tecnologie devono restare fuori, va usato il proprio repertorio di immaginazione”.

Quanto conta l’esempio dei genitori stessi?
“Molto, soprattutto quello dei papà. Devono mostrare che sanno autoregolarsi, mentre spesso i figli rimangono disorientati perché quando entrano nei devices dei padri ne trovano molta, un po’ come dire che nei maschi è qualcosa di normale. Sono favorevole a un divieto? No, ai miei figli do come consiglio quello di non perdersi nella pornografia, ma non sono nel loro computer o nel loro cellulare”.

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