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Cronaca
26.03.2019 - 10:010

La banda degli albanesi col complice in Ticino, quella dei rumeni per le gioiellerie. Aumentano i furti con scasso

Il bilancio della Sezione Reati contro il Patrimonio: per la prima volta in Ticino è stato usato il sistema di far esplodere i bancomat. Diminuzione del 25% sul fronte furti di veicoli

BELLINZONA - I reati patrimoniali nel 2018 sono diminuiti del 5% passando dai 8'479 del 2017 ai 8'037 dello scorso anno. In leggera crescita i furti (esclusi quelli di veicoli) che hanno raggiunto quota 3'685 (+2%) e in particolare quelli con scasso (1'159, +4%), una novità, considerata la positiva tendenza in atto dal 2013. Nello specifico fronte dei furti con scasso nelle abitazioni, passati dai 598 del 2017, minimo storico, ai 678 del 2018, va sottolineato come l’attività di due bande nel periodo aprile/maggio/giugno abbia causato un significativo aumento dei casi. 

Grazie agli accertamenti e ai dispositivi messi in atto a seguito delle inchieste, il tutto è stato interrotto e arginato evitando un aumento ancora più importante. Il 33% dei furti con scasso nelle abitazioni sono tuttavia solo tentati.

L’attività della Sezione Reati contro il patrimonio (RCP) della Polizia cantonale si è concentrata nel contrastare autori di furti con scasso. In questo specifico settore, vi è alla base l’analisi dei fenomeni secondo un approccio “predittivo” delle zone e dei momenti a rischio.

I furti nelle abitazioni rappresentano il fulcro dell’attività di contrasto vista l’assoluta importanza che riveste il domicilio privato e la sua inviolabilità. Tra le numerose inchieste si segnala quella relativa a una banda composta prevalentemente da cittadini albanesi attivi nella prima parte del 2018. Malviventi che, grazie a un complice residente in Ticino, hanno trovato un alloggio sicuro quale base operativa. Complessivamente sono stati chiariti 41 furti con scasso per un ammontare di circa 300'000 franchi. Sei invece le persone arrestate o colpite da mandato di cattura. 

Pur registrando una flessione, il fenomeno delle bande di scassinatori nomadi è sempre presente. In quest’ambito hanno pure agito, forzando o sottraendo casseforti dove presenti, spostandosi con motociclette di grossa cilindrata con applicate targhe false. Ai 21 autori identificati sono ascrivibili non meno di 75 furti per un ammontare di 450'000 franchi. 

È stata pure sgominata una banda di scassinatori rumeni, attiva in più paesi, specializzata in colpi ai danni di gioiellerie annesse a centri commerciali. La banda, formata di regola da 4/5 elementi, agiva in modo rapido e coordinato. In poco meno di tre minuti forzavano l’entrata principale e, armati di mazze, sfondavano le vetrine d’esposizione asportando i valori. Contro i sette malviventi identificati sono stati spiccati mandati di cattura internazionali. La refurtiva e i danni per le 4 gioiellerie colpite ammontano a oltre 400'000 franchi. 

Nei primi mesi dell’anno è stata portata a termine un’importante operazione congiunta tra Polizia cantonale, Carabinieri, Guardie di confine e Polizia comunale di Chiasso, con l’arresto in flagranza di 12 cittadini italiani per un tentato furto a danno di una società di portavalori di Chiasso. Per i 18 componenti della banda sono stati spiccati mandati di cattura internazionali alfine dell’estradizione. Diciassette di loro sono già stati estradati e 15 già giudicati. 

A fine novembre, una prima in Ticino, sono stati effettuati 2 furti con scasso mediante esplosivo ad altrettanti bancomat, a Coldrerio e ad Arzo. Un modus operandi conosciuto da diversi anni in Romandia e soprattutto in Italia dove gli autori di origine moldava impiegano gas acetilene, incolore ed estremamente infiammabile, procurando pure danni molto rilevanti alle strutture. 

Le sponde del Ceresio e del Verbano sono state interessate da una lunga serie di furti di motori fuoribordo, con un picco a fine estate, cessati solo con l’arresto di uno degli autori e l’identificazione di altri due componenti della banda, tutti cittadini ucraini. Si ritiene che gli oltre 80 motori sottratti siano stati rivenduti in Est Europa. 

Infine, una serie di furti e vandalismi di madonnine e altri simboli sacri ha toccato il Mendrisiotto. I tre giovani autori sono stati denunciati al Ministero pubblico.

Al capitolo furti di veicolo (776, di cui 601 biciclette), nel 2018 vi è stata una forte diminuzione pari al 25% rispetto al 2017. A queste cifre vanno tuttavia aggiunte le denunce di veicoli immatricolati in Ticino ma sottratti all’estero. I furti di autovetture, in particolare, sono stati 19 in Ticino, 83 in Italia e 10 in altri paesi europei. Le biciclette elettriche e di alta gamma, dato il loro prezzo elevato, sono divenute una refurtiva ambita. Sono stati identificati e denunciati per furto una decina di cittadini stranieri sia provenienti dall’estero sia residenti nel Locarnese, per un bottino complessivo di 460'000 franchi. L’ottantina di biciclette sottratte, una volta smontate, sono state spedite via posta e rivendute in Spagna.

In ambito di opere d'arte, le inchieste sono spesso legate a rogatorie internazionali. In parte riguardano beni culturali autentici, non di rado trafugati, in parte il mondo del falso. In un caso, nell’operazione di compra-vendita di un dipinto di ingente valore, autenticato in Ticino da parte di professionisti del settore, all’acquirente è stato consegnato un falso.

Le truffe di prossimità permangono un fenomeno importante e i fermi in questo settore sono facilitati dalla celere segnalazione della popolazione, favorita a sua volta da un’efficace sensibilizzazione tramite i media. Quelle compiute a danno di anziani hanno fatto registrare ancora alcune vittime. Le strategie attuate dalle organizzazioni che delinquono in questo settore si modificano negli anni quale risposta all’azione di contrasto delle autorità. L’utilizzo di taxi, italiani o svizzeri, per la consegna del denaro alfine di evitare l’invio di un complice è stata ostacolata grazie a controlli e a un’informazione mirata ai tassisti. Agli anziani si proponeva di recarsi in Italia e più precisamente nella zona di Como per procedere con la consegna dei soldi. Solo in 3 occasioni le vittime hanno consegnato del denaro, per un ammontare di 118'000 franchi a fronte di 210 tentativi accertati (chiamate telefoniche). In 8 occasioni è stata sventata la truffa poco prima della consegna di valori, per un totale di quasi 500'000 franchi, e con l’arresto di due autori.

Il fenomeno del rip-deal, che può anche sfociare in furto o rapina, si è ripresentato con una certa frequenza alle nostre latitudini. Si segnalano i primi casi di frode effettuati utilizzando quale metodo di pagamento una cripto-valuta. Gli episodi denunciati, tra consumati e tentati, sono stati 16, per un bottino totale di 470'000 franchi. Quelli sventati in Ticino e nel resto della Svizzera hanno permesso di recuperare oltre 500'000 franchi. Sono stati effettuati 8 arresti.

Sul fronte della clonazione di carte di credito (skimming) si registra un’attenuazione del fenomeno. Non sono comunque mancati i fermi, in particolare l’arresto sulla fascia di confine di un cittadino rumeno nella cui vettura è stata trovata l’attrezzatura necessaria per compiere il reato, oltre a un documento contenente i dati di numerose vittime residenti all’estero
 

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