CRONACA
Invece di chiamare il guardiacaccia, avvisavano l'amico macellaio. Condannati tre agenti. "Ma non c'era nessun gruppo organizzato"
Curioso il caso dei tre, che eludevano la prassi ufficiale, che permetteva di incasssare un centinaio di franchi per ogni animale trovato morto. Il Municipio biaschese valuta sanzioni

BIASCA – Una truffa attorno alla selvaggina. Un caso curioso che sta facendo rumore quello dei tre poliziotti della Comunale di Biasca condannati per abuso di autorità, favoreggiamento e violazione della Legge federale sulla caccia a una pena pecuniaria sospesa condizionalmente, da una multa effettiva di 300 franchi per ciascuno e l risarcimento allo Stato.

Solitamente la prassi, in caso di animali morti rinvenuti sulla strada, soprattutto se vittime di investimenti, vuole che sul posto venga chiamato il guardiacaccia, il quale decide se portare la carcassa ad un macellaio (se utilizzabile, ovviamente) oppure se trasportarla al centro carcasse se deteriorata. I tre agenti invece, quando trovavano della selvaggina, chiamavano un macellaio di loro fiducia ed era lui a recuperare, sezionare, lavorare e congelare le parti commestibili. In questo modo, lo Stato perdeva ogni volta il centinaio di franchi a capo che incasserebbe normalmente con la procedura standard.

La carne stessa è stata trovata nella cella frigorifera del macellaio, per cui non erano gli agenti a portarla a casa. 

“I tre agenti della Comunale, in forza al posto di polizia misto, hanno commesso reati per i quali sono stati condannati. Respingo però l’idea che, come può trasparire dall’articolo, possano essere dipinti come membri di un’organizzazione criminale. Hanno sbagliato ma non sono dei criminali”, ha detto a La Regione, il primo media a parlare del caso, il sindaco di Biasca Loris Galbusera. Si valuteranno eventuali provvedimenti: un richiamo, un ammonimento o di più. 


Il Municipio di Biasca ha poi preso ufficialmente posizione sul caso con un’email inviata in redazione.

“Confermando che i tre agenti sono stati condannati, si ritiene corretto precisare quanto segue: 

- contrariamente a quanto può lasciare intendere l’articolo, l’inchiesta ha appurato che non si è trattato di una prassi ricorrente ma di due episodi circoscritti nel tempo (a inizio 2019);

- gli agenti non hanno seguito la corretta procedura di segnalazione, ma non hanno tratto beneficio alcuno dal loro operato;

- nell’articolo viene usato il termine “quartetto” (forse pensando anche al macellaio, ndr), facendo credere di trovarsi confrontati con un gruppo organizzato. Si contesta fermamente quest’affermazione.

Il Municipio deve ancora prendere posizione nei confronti dei tre agenti, ma ritiene doveroso ribadire la piena fiducia nell’operato della Polizia”, si legge.

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