CRONACA
I molinari ribattono: "Le zone rosse riproposte nella città vetrina impaurita di Lugano. La politica della paura e della menzogna non troverà spazio"
Il CSOA reagisce alla scelta del Municipio di creare delle zone off limits. "La loro è paura della contaminazione e della forza delle idee: quella di territori altri, liberi, degni, solidali, meticci, aperti"

LUGANO - “Le zone rosse ci riportano a inizio anni duemila. Genova, Davos, Praga. Città blindate, polizia che spara (Götebrog), polizia che uccide (Genova) e arresti, torture, traumi e repressioni”, comincia usando l’artiglieria pesante il comunicato del CSOA in risposta alla decisione del Municipio di Lugano di creare delle zone off-limits per la manifestazione di sabato.

“Le zone rosse vengono riproposte oggi, anno 2019, nella città vetrina impaurita di Lugano”, proseguono.

“Nonostante i propositi dichiarati e la natura stessa della manifestazione lanciata a inizio giugno con un corteo allargato, partecipato e rivendicativo, nel quale tutte e tutti potranno trovare il proprio spazio e che - come già detto - non andrà a interferire con altre manifestazioni previste quel giorno, il ripetitivo e abituale valzer di bugie e luoghi comuni trova il suo culmine con la creazione di un’improponibile zona rossa”, attaccano, parlando di un “un pretesto fomentato ad arte per creare paura e strade vuote. Una chiara volontà politica volta a creare un clima di tensione, per scoraggiare le persone, i/le solidali e le famiglie a scendere in piazza e per non permettere nessun contatto tra la parte «ufficiale» e le «devianze molinare»”.

“Ma sabato quello che invece faremo sarà scendere nelle strade per rivendicare pratiche e culture autogestite, per l’autodeterminazione di corpi, dei generi, degli ecosistemi, dei popoli in resistenza. Per difendere un luogo di libertà che vive da ormai 23 anni. Con l’intenzione di attraversare quei quartieri che la “grande lugano” vorrebbe trasformare o che sta già trasformando in non luoghi, securizzati, elitari e puramente rivolti al consumo”, è l’intenzione.

"Perché sabato la politica della paura e della menzogna non troverà spazio. Perché il loro timore non è tanto quello della «devastazione e del saccheggio» - reato con cui vennero incarcerate 10 persone dopo il g8 di Genova con condanne per un totale di 98 anni e 9 mesi di carcere – ma la paura della contaminazione e della forza delle idee: quella di territori altri, liberi, degni, solidali, meticci, aperti. Perché non ci stancheremo mai di ribadire che, in un mondo in cui un confine, una legge o un conto in banca valgono più della vita di un essere umano o di una foresta millenaria, chi realmente devasta e saccheggia sono lo stato e il capitale”.

E i molinari ripetono l’invito per sabato alle 13.30, per “una giornata di lotta, di solidarietà, di sorrisi, di musica, di cibo, di condivisione”.

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