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Cronaca
04.11.2019 - 12:040

Coppie oggi: un quinto si conosce su Internet, il matrimonio va per la maggiore. Ma le donne laureate restano più spesso senza figli

Idealmente, il 60% dei giovani desidera due figli, ma alla fine solo il 40% vi riesce. Tre quarti delle donne con un diploma di grado terziario temono che la nascita di un figlio possa avere ripercussioni negative sulle loro prospettive professionali

BERNA - Pensando al numero di figli che vorrebbero, i giovani adulti sono fortemente influenzati dal modello dei due figli. 

Per quanto riguarda il numero di figli, tra desiderio e realtà è presente tuttavia un gran divario. Spesso, soprattutto le donne aventi un diploma di grado terziario, temono che la nascita di un figlio possa ripercuotersi negativamente sulle loro prospettive professionali. 

Poco più di due terzi delle famiglie usufruiscono regolarmente della custodia di bambini complementare alla famiglia. I genitori si rivolgono perlopiù alla propria cerchia di parenti, conoscenti e vicini, in particolare ai nonni. Nella Svizzera romanda, quasi la metà dei genitori ricorre a un asilo nido o una struttura di custodia parascolastica. Questo è quanto emerge dai primi risultati dell’Indagine sulle famiglie e sulle generazioni 2018 dell’Ufficio federale di statistica (UST).

Poco più del 60% delle persone tra 20 e 29 anni senza figli desidera averne due. Solo il 9% dei giovani adulti di questa età non intende avere figli e soltanto il 4% ne desidera uno. Molti hanno tuttavia meno figli di quanti ne avessero desiderati inizialmente. Tra le persone di età compresa tra i 50 e i 59 anni, solo uno scarso 40% ha due figli. Circa un quarto non ha figli e quasi un sesto ne ha uno.

Chi più spesso rimane senza figli sono le donne con un titolo di grado terziario (30%). La difficile conciliabilità tra figli e carriera potrebbe essere uno dei motivi per cui le laureate hanno più raramente figli. Tre quarti delle donne aventi un diploma di grado terziario temono che la nascita di un figlio possa avere ripercussioni negative sulle loro prospettive professionali. 

Tra le donne con un livello di formazione più basso (62%) e gli uomini aventi una formazione di grado terziario (37%), grado secondario II o scuola dell’obbligo (30%), tale quota è nettamente inferiore.

Più di tre quarti delle donne e degli uomini tra i 18 e gli 80 anni hanno un rapporto di coppia. Gran parte di loro convive con il/la proprio/a partner. Il matrimonio rimane molto diffuso: oltre il 90% delle coppie con figli comuni sono sposate.

La modalità in cui le coppie si conoscono è cambiata con l’evoluzione di Internet. La maggior parte delle relazioni continua a nascere nell’ambito scolastico o professionale, nella cerchia di amici o uscendo, tuttavia, negli ultimi cinque anni, una coppia su cinque si è conosciuta tramite Internet.

Nel complesso, in Svizzera più di due terzi delle economie domestiche con figli sotto i 13 anni usufruiscono della custodia di bambini complementare alla famiglia. In particolare si rivolgono ai nonni oppure ad altri parenti, ai vicini o agli amici (42% delle economie domestiche).Il 37% delle economie domestiche ricorre agli asili nido o alle strutture di custodia parascolastica. Molto meno diffuse sono le mamme e i genitori diurni (6%) e tate, ragazze/i alla pari o baby-sitter (5%).

Nella Svizzera romanda, quasi la metà delle famiglie ricorre a un asilo nido o a una struttura di custodia parascolastica. Nella Svizzera tedesca e in quella italiana, questa quota è nettamente inferiore e si attesta rispettivamente a quasi un terzo e quasi un quarto. Per la custodia di bambini, in queste due regioni ci si rivolge molto più spesso ai nonni o ad altri parenti, amici o vicini. Nella Svizzera tedesca il 43% delle economie domestiche è aiutata dalla cerchia di parenti e conoscenti, in quella italiana tale quota raggiunge quasi la metà (48%).

Anche il luogo in cui vive la famiglia (centri urbani o Comuni rurali) influisce enormemente sul ricorso alla custodia di bambini complementare alla famiglia. Nei grandi centri urbani, oltre il 60% ricorre a un asilo nido o a una struttura di custodia parascolastica. Nelle restanti zone urbane tale quota è pari al 37% e nei Comuni rurali corrisponde al 24%.

In oltre due terzi delle economie domestiche con figli, sono principalmente le mamme a occuparsi dei lavori domestici. Solo nel 5% dei casi sono principalmente gli uomini a farsene carico. Nel restante quarto dei genitori entrambi sbrigano le faccende domestiche. Dal 2013, nelle economie domestiche con figli si riscontra una lieve tendenza a una ripartizione dei lavori domestici più equa. La quota di famiglie in cui sono principalmente le mamme a sbrigare le faccende domestiche è diminuita dal 74% al 69%. Anche nella custodia dei figli la responsabilità è assunta in primo luogo dalle mamme. In tre quarti delle economie domestiche con figli è la mamma che rimane a casa quando i bambini sono malati.

La posizione della popolazione rispetto all’attività professionale delle donne con figli in età prescolare è chiaramente cambiata dagli anni ’90. Nel 1994/95, ancora poco’ più del 60% degli uomini dichiarava che un bambino soffre quando la mamma lavora, nel 2013 tale quota era scesa al 44% e nel 2018 al 36%.

La quota di donne che condivide quanto affermato è diminuita da quasi la metà (49%) nel 1994/95 a un terzo nel 2013 e a circa un quarto (27%) nel 2018. Proprio come allora, anche oggi gli uomini hanno, rispetto alle donne, un atteggiamento più scettico nei confronti delle madri di figli piccoli che lavorano.

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