CRONACA
Mottarone, a un anno dalla tragedia: la manutenzione avrebbe evitato la rottura della fune
Le perizie verso le conclusioni: “Ora il quadro è più chiaro. La fune corrosa dall’interno. Da cinque anni nessuno si è preso la briga di fare un lavoro di non più di due ore”

STRESA - La manutenzione dell’impianto avrebbe dovuto essere fatta ogni tre mesi, e invece non veniva eseguita dal 2016. Ad un anno da quel tragico 23 maggio 2021, in cui la cabina numero 3 della funivia del Mottarone precipitò nel vuoto dopo una folle corsa uccidendo 14 persone, le indagini sono in dirittura d’arrivo. Appare chiaro che la struttura era gravemente danneggiata, ma nessuno si era reso conto della pericolosità della situazione per mancanza di controlli.

Solo la manutenzione periodica avrebbe potuto prevenire la rottura della fune, che è risultata essere corrosa dall’interno, ma nessuno si è mai preso la briga di fare un lavoro che non richiede più di un paio di ore. Si è preferito, piuttosto, disattivare i freni d’emergenza con i cosiddetti “forchettoni”. 

La società Funivie del Mottarone aveva affidato la manutenzione con un contratto da 150mila euro l’anno alla Leitner di Vipiteno, leader mondiale nel settore degli impianti a fune e che ora è indagata, insieme alle stesse Funivie e a 12 persone fisiche, per omicidio colposo plurimo, lesioni gravissime colpose e rimozione di sistemi di sicurezza.

Gli esiti ufficiali della perizia  sui rottami della cabina arriveranno nelle prossime settimane, ultimato l’esame al microscopio elettronico dei trefoli, i singoli fili d’acciaio che intrecciati tra loro costituivano la fune che trainava il carrello della cabina. Questa era agganciata al carrello attraverso la testa fusa, che è come un enorme pallino del filo del freno di una bicicletta. Dalle indagini è emerso che "la fune si è rotta a meno di mezzo metro dalla testa fusa, che invece è integra, a causa della corrosione progressiva interna, e che la manutenzione periodica avrebbe potuto individuare e risolvere il problema smontando il manicotto che protegge la testa fusa, sostituendo il grasso in cui è immersa per proteggerla dalle infiltrazioni d’acqua piovana e verificando al tatto le condizioni della fune. Intervento che non è stato mai fatto dal 2016, quando fu realizzata la testa fusa, e che sarebbe avvenuto solo a novembre 2021 quando, passati 5 anni, avrebbe dovuto essere ricostruita".

Gli esami al microscopio elettronico confermeranno cosa ha corroso i fili, ma uno dei periti, il professor Antonello De Luca, dopo l’ultimo sopralluogo sul Mottarone avvenuto giovedì scorso, ha affermato: “Oggi abbiamo un quadro più chiaro”. Federico Samonini, legale rappresentante della Scf Monterosa, incaricata da Leitner di diversi interventi di manutenzione, interrogato come indagato dal procuratore di Verbania Olimpia Bossi e dal pm Laura Carrera, ha affermato: “Da tecnico posso dire che deve essere avvenuto qualcosa dall’interno. Ho potuto osservare il moncone della fune rimasto attaccato alla testa fusa, e per me il manto esterno è sempre stato omogeneo. Penso che abbia cominciato a deteriorarsi dall’interno, fino a quando non ha avuto più l’efficienza per sostenere il peso della cabina”. E ancora, aggiunge Samonini: “La corrosione potrebbe essere stata dovuta all’acqua che è penetrata nella fune e l’ha arrugginita, oppure ai residui della realizzazione della testa fusa in cui si usa cloruro di zinco, un agente altamente corrosivo che va eliminato con un accurato lavaggio”.

Rimane il fatto che, in ogni caso, se i freni avessero potuto fare il loro lavoro, la cabina sarebbe solo scivolata all’indietro per qualche metro prima di fermarsi con un forte scossone. E i passeggeri avrebbero preso solo un grande spavento.

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