di Monsignor Valerio Lazzeri *
Cari Amici,
Care Amiche,
Non è facile per me prendere la parola questa mattina. Una folla di sentimenti contrastanti assediano il mio cuore. Sono consapevole delle conseguenze rilevanti, del peso e anche di un certo smarrimento che la decisione da me presa non mancherà di provocare in molte persone. A tutti chiedo da subito perdono. Vi posso solo dire che, in mezzo al subbuglio, il Signore mantiene in me un angolo di pace sufficiente per rivolgermi a Voi in questo momento e tentare di farVi capire, senza indebite drammatizzazioni, ciò che sta accadendo.
Questa mattina a Roma, in contemporanea al nostro incontro, viene comunicato ufficialmente che il Santo Padre, dopo aver benevolmente accolto le ragioni da me presentate, ha accettato la mia rinuncia spontanea al governo pastorale della Diocesi di Lugano.
Da quasi nove anni, Papa Francesco mi aveva affidato questo compito. In questo tempo, difficile da descrivere – prezioso, impegnativo, per me ricco di sfide e di esperienze mai vissute prima – ho avuto momenti e incontri indimenticabili, ho ricevuto, in abbondanza e spesso, doni inattesi; ma soprattutto ho sperimentato più volte la misericordia del Signore, che proprio nella nostra debolezza è solito manifestare la sua potenza d’amore. Di questo rendo grazie dal profondo del cuore.
Il popolo di Dio da me incontrato nei vari ambiti diocesani, i Presbiteri, i Diaconi, i fedeli e tutte le singole persone che ho potuto conoscere nelle situazioni più diverse, mi hanno dato innumerevoli occasioni di gioire e di esultare nel Signore. L’annuncio della Parola di Dio, la celebrazione dei sacramenti, il ministero della consolazione e della vicinanza, soprattutto alla gente più umile e semplice, ai più svantaggiati e sofferenti, sono stati, e saranno sempre, gli assi portanti della missione che mi sento tuttora chiamato a compiere. Non faccio fatica a riconoscere quanto lo Spirito Santo continui anche oggi a operare i prodigi che hanno accompagnato la prima predicazione del Vangelo di Gesù Cristo, risorto dai morti.
Simultaneamente, però, la sincerità e la totale trasparenza che vi devo dopo il tempo vissuto insieme mi spingono ora a dirvi, senza troppi giri di parole, che, soprattutto negli ultimi due anni, è andata crescendo dentro di me una fatica interiore, che mi ha progressivamente tolto lo slancio e la serenità, richiesti per guidare in maniera adeguata la Chiesa che è a Lugano.
Con il passare degli anni gli aspetti pubblici di rappresentanza, di governo istituzionale e di gestione finanziaria e amministrativa, che sono sempre stati lontani da tutto ciò che le inclinazioni naturali e il ministero mi avevano portato a coltivare in precedenza, sono diventati per me insostenibili, nonostante la presenza di validi e competenti collaboratori, a cui va sin da ora tutta la mia riconoscenza. Molte volte la necessità di esercitare un’autorità, che non può fare a meno anche di strumenti giuridici e disciplinari per assicurare il bene comune in determinate circostanze, ha messo a dura prova la maniera per me più spontanea e connaturale di entrare in relazione con le persone.
Ho sempre fatto il possibile per non sottrarmi alle mie responsabilità di Vescovo, ma mi sono reso conto che lo sforzo e la continua tensione che ciò mi imponeva mi hanno portato interiormente sempre più lontano da quello che sono e, in parte, anche da quello che continuo a ritenere essere il mio vero compito di pastore e di padre. Ve lo dico a cuore aperto: non riesco più a immaginarmi nella posizione che finora ho cercato sinceramente e con tutto il cuore di fare mia; non riesco più a vedere un modo di interpretare e di vivere la missione di Vescovo di Lugano autentico e sostenibile per me e, di conseguenza, veramente proficuo per tutti.
Per questo, dopo un lungo discernimento, tenuto conto di quanto previsto al numero 4 delle “Disposizioni sulla rinuncia dei vescovi diocesani”, approvate da Papa Francesco il 3 novembre 2014, ho ritenuto necessario, per il maggior bene della Diocesi e di tutti, rimettere nelle mani del Santo Padre il mandato da lui conferitomi a suo tempo, perché possa essere affidato a chi lo potrà svolgere con tutta la saldezza, la santità e la dedizione richieste.
Addolorato per tutto il disagio, la delusione, la sofferenza, che potranno scaturire da questo mio passo, ma anche sereno e convinto davanti al Signore di non potere in coscienza agire diversamente, oso contare anche oggi sulla Vostra comprensione, sull’affetto e la commovente vicinanza che molti di Voi mi hanno riservato nel corso di questi anni di episcopato. Vi chiedo di continuare a pregare per me. Io lo farò più che mai per Voi, per la nostra amata Chiesa, per il nostro Ticino e per il nostro Paese. In me, davvero, non c’è ombra di amarezza verso nessuno. Solo affetto e tenerezza per ogni volto e per ogni nome, anche verso coloro a cui, per i miei limiti, non sono riuscito a far capire quanto ho sempre voluto loro bene. Ora, si apre per me una fase nuova, che vorrei in un primo tempo dedicare alla riflessione, al silenzio e alla ricerca orante, nella disponibilità a lasciarmi indicare dal Signore la modalità con cui, con tutto quello che sono, potrò continuare a servire il Vangelo e la Chiesa.
Vi chiedo anche di pregare per il Vescovo Alain, che la Santa Sede ha designato come Amministratore Apostolico, in attesa della nomina del mio successore. Egli assume, in spirito di fede e con grande senso di responsabilità ecclesiale, un servizio oneroso e delicato, nella consapevolezza di dover accompagnare con amore e nella pace il tempo particolare in cui entra ora la nostra Chiesa. Sono certo, in ogni modo, che essa non mancherà di ricevere dal Signore tutte le grazie e le risorse necessarie per affrontare anche questo passaggio di consegne.
L’immagine che vorrei lasciarvi è quella ripresa nel ricciolo del pastorale, da me usato in questi anni, che fu già quello del Vescovo Giuseppe Martinoli. Esso raffigura il Signore glorioso dell’Apocalisse, Colui che tiene nella sua mano le sette stelle che rappresentano l’insieme della comunione ecclesiale.
È Lui l’unica salda garanzia del legame indistruttibile che ci unisce per sempre, al di là delle vicissitudini che dobbiamo affrontare nel tempo. Ho cercato in questi anni di fare riferimento solo a Lui, di parlarvi solo di Lui, di portarvi a Lui, distogliendo da me il più possibile il Vostro sguardo. Non lasciate che questo momento Vi distragga da Lui.
Affidiamoci alla Beata Vergine Maria, ai nostri patroni – San Carlo, Sant’Ambrogio, Sant’Abbondio – a San Lorenzo, patrono della nostra Cattedrale. Vi chiedo perdono per le mie mancanze e per le mie inadempienze, che sono certamente tante. Non finirò mai di rendere grazie per la testimonianza di fede che da Voi ho ricevuto, per la bontà, la comprensione e la cordialità, con cui mi avete accolto.
Il Signore ricompensi tutti! Penso anzitutto ai collaboratori più stretti, ai fratelli nel ministero: Vescovi, Presbiteri, Diaconi! Penso a tutti i fedeli, alle religiose e ai religiosi, alle consacrate e ai consacrati, agli uomini e alle donne del nostro Cantone, alle autorità che lo governano, a quelli che ho potuto salutare e conoscere in questi anni, agli anziani e ai giovani, ai malati, ai poveri e ai sofferenti di ogni tipo. Non preciso ulteriormente, perché nessuno si senta escluso. Riconosco che con la decisione di oggi potrete avere la sensazione di un legame che si interrompe. Non è così. Vi voglio assicurare che da parte mia il vincolo che mi unisce per sempre a Voi diventerà ancora più saldo, perché sarà coltivato e custodito principalmente in Dio. In Lui Vi porto e Vi abbraccio. Da Lui invoco la benedizione, che sola può guarire le ferite, consolare i cuori, risollevarci da ogni stanchezza, far vivere e rigenerare i nostri cammini in Gesù e Maria, dolce Madre.
* vescovo di Lugano