*Discorso di Marina Carobbio Guscetti alla cerimonia d'apertura del Locarno Film Festival
Il Festival di Locarno nacque nel 1946, un anno dopo la fine della seconda guerra mondiale. Solo un anno dopo le terribili bombe atomiche lanciate su Hiroshima e Nagasaki (6 e 9 agosto 1945). Da allora ad oggi – in 77 anni – tante cose sono cambiate. Molte sono cambiate in meglio, altre in peggio, altre ancora sembrano stranamente simili. Il nostro pianeta, dopo essere uscito dalla fase più critica della pandemia carico di speranze, e marcato dai progressi tecnologici in atto, con la diffusione dell’intelligenza artificiale e costanti mutamenti nei modi di comunicare tra noi, si trova oggi aggrovigliato su sé stesso.
A Parigi arde la fiaccola olimpica sotto il motto latino aggiornato “Citius, Altius, Fortius – Communiter” (Più veloce, più in alto, più forte – insieme). Nel frattempo, altrove, sembra trovare spazio solo la forza, nel suo lato più bruto e oscuro.
I valori della solidarietà e dell’unione nelle diversità, su cui si poggia anche la nostra Confederazione, sembrano essere alieni, dimenticati. Guerre, tensioni politiche e diseguaglianze a livello internazionale sono palpabili e sotto gli occhi di tutti.
È in momenti di smarrimento e divisione come questi che il cinema, l’arte e la cultura più in generale diventano ancor più significativi. Un occhio vigile sulle società. Una riflessione costante e attuale sulle tante cose che siamo stati, siamo e potremmo essere.
Il Locarno Film Festival è noto per la sua capacità di captare tendenze emergenti e dar voce con coraggio a nuove realtà del panorama cinematografico internazionale. Questa ragion d’essere è preziosa e merita di essere difesa strenuamente, perché solo con curiosità e speranza potremo ambire a un domani migliore non solo per l’arte e per la cultura, ma per la società intera. Un anno fa, in quest’occasione, sottolineavo la fine di un’era istituzionale per il Festival. Il previsto cambiamento alla sua presidenza, quello alla direzione del Dipartimento federale dell’interno (DFI), a cui si è aggiunto il cambiamento del sindacato della Città di Locarno.
Dissi che questi passaggi di testimone sarebbero stati delicati e importanti. “Delicati”, perché le strutture e le dinamiche locali e globali che reggono le sorti di una manifestazione come il Locarno Film Festival sono complesse. Cambiamenti “importanti”, perché servono guide capaci di mantenere saldamente la rotta, tener fede ai valori fondanti che stanno al cuore del Festival, ma al contempo di adottare nuovi stili e modi di navigazione che permettano di solcare i mari in un mondo dinamico e in costante cambiamento. Un mondo che esige un costante rinnovamento per restare in equilibrio.
Come abbiamo letto in questi giorni, questa navigazione sulla cresta del cambiamento potrebbe forse un domani condurre Locarno un po’ più distante da Venezia. Più distante solo temporalmente, beninteso, allontanando sul calendario i due Festival cinematografici più antichi al mondo. È invece cruciale mantenere inalterata la presenza fisica delle istituzioni e della cultura Svizzere nella Serenissima. Così come è fondamentale mantenere una forte presenza e apertura al mondo qui, a Locarno.
Oggi, guardando chi è qui con me su questo palco, sono fiduciosa che le persone che condividono la responsabilità di dare nuova linfa e far progredire il Locarno Film Festival, questo storico e importantissimo evento culturale a livello locarnese, ticinese, svizzero, ma soprattutto internazionale, siano le persone giuste. A voi, anche pubblicamente, i miei sinceri auguri per un proficuo lavoro al servizio del Festival e del nostro Paese.
Prima di concludere, consentitemi una parentesi che riguarda la cultura in Ticino. Ho il piacere di annunciarvi che proprio stamane il Governo cantonale, su proposta del Dipartimento che dirigo, ha licenziato due Messaggi governativi - sottoposti all’attenzione del Gran Consiglio - che propongono modifiche alla Legge sul sostegno alla cultura.
Le modifiche proposte, volte ad accomodare quanto delineato nelle prime Linee programmatiche di politica cantonale presentate a inizio anno, intendono contribuire a far evolvere ulteriormente la politica culturale in Ticino. E vogliono farlo sulla base di un lavoro fortemente improntato sull’ascolto delle esigenze espresse dal territorio e sull’elaborazione congiunta di soluzioni volte a raggiungere obiettivi condivisi. Tutti gli obiettivi perseguiti, propri anche alla Confederazione, stanno al cuore di ciò che significa promuovere la cultura oggi, qui come altrove.
Gentili ospiti, signore e signori. A nome del Consiglio di Stato e a titolo personale vi auguro una bellissima 77esima edizione, carica di curiosità, scoperta e di nuove speranze, da vivere insieme.
Viva Locarno, viva il Festival!
*Consigliera di Stato