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Economia
24.11.2017 - 12:300
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Il grido di dolore di Coen, "stiamo creando noi la disoccupazione. Certo, è comodo fare acquisti da casa, ma noi piccoli commercianti come possiamo competere?"

Carlo Coen, storico commerciante di Chiasso, commenta l'usanza del Black Friday e allarga il discorso: "è solo una scusa per fare sconti ulteriori, una ragione a cui aggrapparsi per cercare di pagare le bollette. Noi proprietari e i familiari in dicembre lavoriamo noi sette giorni su sette"

CHIASSO – L’idea era di parlare con lui dell’usanza del Black Friday, un’ennesima importazione americana che ormai è divenuta di casa anche da noi, con sconti pazzi ovunque. Ma quella con Carlo Coen, ex presidente dei Commercianti di Chiasso, è una chiacchierata che contiene l’ennesimo grido d’aiuto per  i piccoli negozi ticinesi.

Cosa pensa del Black Friday coi suoi sconti?
“È un’occasione in più per cercare di vendere. Tutti vogliono acquistare online o all’estero e i commercianti fanno quel che possono. Così c’è chi fa sconti particolari per aumentare le vendite”.

Serve o è una trovata americana a cui adeguarsi?
“Potrebbe chiamarsi in qualsiasi modo e essere di qualsiasi altra nazione, è solo un’occasione per fare uno sconto maggiore ai clienti e ad invogliarli ad acquistare in Ticino. È solo una pretesto, appunto, per cercare di vendere”.

C’è un modo originale per distinguersi e attirare clienti?
“Sono anni che ci stiamo provando, molti commerci cittadini si sono ridotti l’utile. Le dico sinceramente: poco tempo fa un dipendente della posta mi ha detto che, in tutta la Svizzera, la Posta distribuisce ogni mese circa un milione di pacchi per un famoso sito d’e-commerce. Cosa vuole che una piccola attività cittadina possa competere con un colosso così grande? È impossibile. Ma lo vedono tutti, chiunque oggi si sta buttando nel digitale. Digitale che per il momento sta solo creando un sacco di disoccupati perché si sostituisce alle persone. I commerci cittadini stanno chiudendo. Però anche molte altre attività stanno chiudendo. Nei centri commerciali sono comparse le casse fai da te. Si va lì, si fa la spesa e si paga da soli: non serviranno nemmeno più le commesse. Perché pagarle se puoi farne a meno? Anche in banca  ormai ci sono quasi solo sportelli elettronici. Noi stiamo creando questo futuro, È comodo fare gli acquisti seduti sul divano di casa, col pacco che arriva per posta. Ma questo ha un costo. Ovvero le persone che perdono il posto di lavoro. Stiamo creando noi la disoccupazione, comodamente seduti sul divano. Il Black Friday, appunto, è solo una ragione in più a cui i commercianti cercano di aggrapparsi per tentare di vendere qualcosa, e pagare le bollette”.

Quanto durerà ancora il commercio come il vostro, di questo passo?
“Non posso dirlo. Bisogna rendersi conto del cambiamento epocale in atto. I piccoli non possono competere contro le multinazionali”.

Almeno per il periodo natalizio è un po’ più ottimista? Di solito vi salva l’anno?
“Quello natalizio è il periodo più importante dell’anno. Quello che ti permette di sistemare i conti. Per noi è un momento stressantissimo. I piccoli commercianti durante dicembre lavorano sette giorni su sette. Lavoriamo noi “proprietari”e la famiglia. Tutta la settimana, tutti i santi giorni, quest’anno compreso il 24 dicembre. La gente questo non lo vede, non tiene conto dello sforzo che facciamo. Il problema è che servirebbe una visione più ampia. Ognuno pensa solo al proprio orticello. Giusto che i commerci vengano incontro ai dipendenti ticinesi, ma anche giustissimo che i dipendenti ticinesi spendano il più possibile in Ticino. Oggi però la gente è stanca di sentire un ragionamento del genere… basti vedere i commenti su Facebook dove tanti dicono “I miei soldi li spendo dove voglio”. Però quando si rimane a casa, senza lavoro, ci rimaniamo tutti. Ogni giorno ci sono imprese che chiudono, 40 dipendenti di qua, 100 di là, 20 da un’altra parte. Non sono molto positivo, in questo momento, sono troppo realista”.

Paola Bernasconi
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